Politica Agricola Comune, PAC: quale futuro l’aspetta dopo il voto in Consiglio e in Parlamento?

Nella notte tra il 20 ed i 21 ottobre, i Ministri dell’agricoltura riunitisi a Lussemburgo hanno raggiunto un faticoso “accordo generale” sul testo di riforma della Politica Agricola Comune, PAC. Il pacchetto costituito dalle 3 proposte di regolamento (Piani Strategici, Organizzazione Comune di mercato ed Orizzontale), è stato approvato a maggioranza qualificata con la Lituania che ha votato contro, mentre Bulgaria e Romania si sono astenute. Questi Paesi hanno voluto prendere le distanze da questo accordo per una presunta mancanza di equità del sostegno tra Stati Membri che si traduce in premi ad ettaro per agricoltore europeo troppo diverso.

Il testo adottato dai Ministri prevede una maggiore flessibilità agli Stati membri nella definizione delle regole e nell’assegnazione dei finanziamenti attraverso lo sviluppo di piani strategici nazionali, ma gli stessi saranno obbligati a dimostrare una maggiore ambizione ambientale rispetto al periodo attuale. Il cosiddetto “delivery model” sarà basato “sul risultato delle prestazioni e non più sul rispetto della conformità”. Lo stesso modello consentirebbe ai Paesi di scegliere gli strumenti e le azioni migliori a loro disposizione, tenendo conto delle specificità nazionali per raggiungere gli obiettivi e gli standard concordati a livello dell’UE.

Una PAC più rispettosa dell’ambiente?

Nel nuovo testo si legge che “gli agricoltori riceveranno un sostegno finanziario a condizione che adottino pratiche benefiche per il clima e l’ambiente, per rendere la PAC ancora più verde di prima”.

Gli agricoltori che superano i requisiti ambientali e climatici di base otterrebbero un sostegno finanziario aggiuntivo attraverso l’introduzione di “schemi ecologici”. Questi nuovi strumenti per la protezione dell’ambiente e del clima sarebbero collegati a un bilancio dedicato, pari al 20%, delle risorse assegnate ai pagamenti diretti. Una fase pilota iniziale di due anni garantirebbe agli Stati membri di evitare di perdere i fondi mentre familiarizzano con i nuovi strumenti. Esempi indicativi di eco-schemi includono pratiche come agricoltura di precisione, agroforestale e agricoltura biologica, ma gli Stati membri sarebbero liberi di progettare i propri strumenti sulla base delle proprie esigenze.

Tutti gli agricoltori sarebbero vincolati a standard ambientali più elevati; anche i più piccoli. Per aiutarli in questa transizione più verde, i piccoli agricoltori sarebbero soggetti a controlli più semplificati, riducendo gli oneri amministrativi e assicurando il loro contributo agli obiettivi ambientali e climatici.

Quale il disegno del Parlamento Europeo?

Venerdì 23 ottobre anche la Plenaria del Parlamento Europeo si è espressa sulla riforma della politica agricola attraverso un voto che, per la prima volta nella storia del Parlamento, si è svolto in remoto a causa della pandemia che a Bruxelles ha raggiunto un livello di allerta massima. 

Quali i principali elementi contenuti nel pacchetto approvato?

Destinazione del 30% del sostegno dei pagamenti diretti ai regimi ecologici, dedicati non solo all’ambiente e al clima, ma anche a ulteriori miglioramenti del benessere degli animali, andando oltre la proposta originale della Commissione e destinazione del 10% dei seminativi a elementi del paesaggio non produttivi che favoriscono la biodiversità. La pesante impronta “verde” che il voto in PE ha sancito ha smentito di fatto le sterili polemiche mosse da alcune fazioni ambientaliste alla vigilia del voto in Parlamento.

Agricoltore attivo – definito in base a criteri stabiliti dallo Stato membro che può anche identificare una lista di soggetti esclusi da tale definizione.

Nuovo Agricoltore – tra i beneficiari, oltre ai giovani agricoltori, viene introdotta la figura del “nuovo agricoltore” che non deve rispettare il criterio dell’età inferiore ai 40 anni.

Condizionalità sociale – viene introdotto questo nuovo concetto di secondo il quale i beneficiari dei pagamenti possono essere soggetti a sanzioni se non rispettano adeguate condizioni di lavoro e di occupazione.

Blocco pagamenti persona fisica – saranno bloccati i pagamenti a una persona fisica se il totale aggregato dei sussidi ricevuti raggiunge i 500.000 euro in pagamenti diretti o 1.000.000 in finanziamenti per lo sviluppo rurale.

Valore dei diritti all’aiuto e convergenza interna – entro il 2024 tutti i diritti all’aiuto dovranno avere un valore pari almeno al 75% dell’importo unitario medio previsto per l’anno 2024. Gli Stati membri, in ogni caso, dovranno garantire una piena convergenza del valore dei diritti all’aiuto e un valore unitario uniforme entro e non oltre il 2026.

Piccoli agricoltori – viene riproposto il regime dei piccoli agricoltori che beneficeranno di un sistema di controlli semplificati per il rispetto delle regole della condizionalità.

Giovani agricoltori – gli Stati membri possono destinare almeno il 4% delle risorse del I pilastro al sostegno ai giovani agricoltori. L’aiuto ad ettaro può essere concesso fino ad un massimo di 7 anni. L’aiuto all’insediamento dei giovani agricoltori, dei nuovi agricoltori e avvio e sviluppo di nuove imprese rurali sostenibili potrà arrivare ad un contributo massimo 100 mila euro per beneficiario.

Smart Villages – gli Stati membri attueranno, nell’ambito dei loro piani strategici, la strategia “piccoli comuni intelligenti” per promuovere la digitalizzazione e l’innovazione e favorire lo sviluppo delle imprese, l’inclusione sociale e l’occupazione nelle zone rurali.

Gestione del rischio – Gli Stati membri illustrano nei loro piani strategici, come intendono fornire soluzioni di gestione del rischio per aiutare gli agricoltori ad affrontare i rischi climatici, sanitari ed economici.

Gli eurodeputati e i ministri dell’agricoltura hanno poi risposto positivamente alle aspettative delle denominazioni dei vini, approvando cambiamenti cruciali per il futuro del settore come: l’estensione delle autorizzazioni di impianto oltre il 2030, un quadro specifico per l’etichettatura degli ingredienti e del valore nutritivo, una migliore protezione dei diritti di proprietà intellettuale e la possibilità per le denominazioni dei vini di sperimentare vitigni resistenti.

L’accordo generale raggiunto in Consiglio permetterà alla Germania, attuale Presidente del Consiglio di iniziare i negoziati con le altre Istituzioni, così come il voto della Plenaria del PE ha dato mandato alla Commissione Agricoltura di entrare nella fase del trilogo.

Da quando si potrà fare riferimento alla nuova PAC?

Le due posizioni che mostrano evidenti punti di distacco (il più eclatante la dotazione finanziaria del primo pilastro per le misure ambientali) dovranno a questo punto confrontarsi con la proposta dell’Esecutivo europeo in una serie di incontri che dovrebbero cominciare già ai primi di novembre, nell’obiettivo di arrivare ad un accordo finale all’inizio del 2021 che permetterebbe alla nuova PAC di entrare in vigore nel 2023.

Due anni di transizione dalle attuali regole a quelle previste dalla nuova PAC saranno accordati dal Regolamento Transitorio, la cui approvazione é prevista per la fine di questo anno, al fine di evitare un vuoto legislativo e consentire agli agricoltori europei un passaggio “fluido” nell’attuazione della riforma che li accompagnerà fino al 2027.

Il fervido lavoro di queste ultime settimane tra le tre Istituzioni dovrebbe permettere l’inserimento, all’interno del Regolamento Transitorio, della quota parte del Next Generation EU per la ripresa degli Stati membri dopo la pandemia, consentendo, pertanto, l’utilizzo degli oltre 8 miliardi di euro destinati allo sviluppo rurale già a partire dal 2021.

I tedeschi che deterranno la Presidenza del Consiglio dell’Unione fino alla fine del 2020, dovranno dirigere i lavori per l’adozione del regolamento Transitorio prima di lasciare il testimone al Portogallo che subentrerà alla testa del Consiglio per il primo semestre del 2021 con l’ambizioso obiettivo di concludere l’accordo tra le tre Istituzioni e traghettare la riforma della PAC verso l’adozione finale.

Molto lavoro rimane ancora da fare, reso ancora più difficile dalle anormali condizioni di lavoro legate alla diffusione della pandemia che impedisce gli incontri fisici tra i rappresentanti delle Istituzioni e sottrae, pertanto, all’attività di negoziato, l’elemento determinante della fisicità.

Grandi incertezze permangono, inoltre, per la mancanza di un definito quadro finanziario di riferimento che impedirà, in ogni caso, la conclusione di un accordo ma che, con ogni probabilità dovrebbe segnare un passo avanti già alla fine dell’anno.

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