Cambiamenti climatici e obiettivo decarbonizzazione: come cambiano le percezioni nella nuova normalità

Come cambiano le percezioni degli italiani verso comportamenti più sostenibili in funzione degli obiettivi di decarbonizzazione? Un recente studio dell'Euromedia Research commissionato da Engie Italia prova a rispondere a questa domanda

Quelli dell’inquinamento atmosferico e della lotta ai cambiamenti climatici – oggetti dell’azione declinata dall’obiettivo 13 di Agenda 2030 – sono temi imprescindibili e, oramai, all’attenzione di tutti. L’evidenza della centralità del problema per uno sviluppo sostenibile va – e deve andare – di pari passo con la consapevolezza delle sue implicazioni non soltanto dal punto di vista ambientale, ma anche sociale ed economico. In questo senso, un chiaro esempio è offerto dal recente rapporto dell’Alleanza europea per la salute pubblica (EPHA), che ha cercato di quantificare gli oneri sostenuti dai singoli cittadini, proprio dal lato dei costi, a causa dell’inquinamento atmosferico.

In Italia il lockdown, a causa dell’emergenza, ha portato un temporaneo (ed ovvio) beneficio dal punto di vista dell’inquinamento, in particolar modo in relazione alla sensibile diminuzione del traffico stradale: a questa, infatti, secondo uno studio realizzato dall’Istituto per la bioeconomia del Cnr, era seguita una diminuzione poco meno che proporzionale dei livelli di biossido di azoto (NO2) in tutte le aree urbane. Questo, lontano dall’essere un punto di arrivo, rappresenta ad ogni modo un punto di partenza, nella coscienza che a partire dal basso le azioni di tutti, dai singoli cittadini passando per aziende ed istituzioni, possono contribuire a fare la differenza.

A questo proposito, la domanda sorge spontanea: quanto, effettivamente, l’esperienza dell’emergenza Covid-19 e i suoi effetti hanno modificato – in meglio – la nostra consapevolezza e le nostre abitudini per avvicinarci maggiormente agli obiettivi di sostenibilità?

Più attenzione verso la sostenibilità

A rispondere ci pensa un recente studio realizzato da Euromedia Research, commissionato da Engie Italia ed appena pubblicato che ha voluto fotografare proprio questo aspetto: le rinnovate percezioni di cittadini ed aziende italiane in relazione ai temi della sostenibilità, dei cambiamenti climatici e delle emissioni di CO2, tenendo conto dei significativi effetti della pandemia. Lo studio, realizzato su un campione di 2.000 cittadini e 263 aziende, ha evidenziato come rispetto allo scorso anno la pandemia abbia generato una maggiore consapevolezza negli italiani in relazione agli impatti negativi delle loro azioni sull’ambiente.

In particolare, il 68,3% dei cittadini intervistati (più 12,4% rispetto all’anno precedente) ha dichiarato di aver modificato i propri comportamenti nell’ultimo periodo nell’ottica di ridurre le emissioni inquinanti, mentre il 24,4% ha ammesso di avere preso in considerazione tale ipotesi. Tra questi, il 43,5% ha dichiarato di aver deciso di agire in questa direzione proprio come diretta conseguenza dell’emergenza sanitaria.

Allo stesso modo, tra le aziende intervistate che già da prima della pandemia avevano predisposto programmi di intervento per migliorare la propria sostenibilità ambientale (il 42,6%), la maggior parte (39,3%) ha deciso di proseguire in quella direzione, nonostante i significativi impatti dell’emergenza dal punto di vista economico.

Ma quali azioni?

Dallo studio emerge inoltre come la consapevolezza della centralità e dell’urgenza del problema siaeffettivamente accompagnata da azioni volte a darle una forma ed un senso.

Tra le azioni maggiormente adottate dagli individui che hanno dichiarato una modificazione significativa delle proprie abitudini, ve ne sono alcune particolarmente diffuse: tra queste c’è sicuramente una maggiore attenzione verso la scelta di prodotti a basso impatto ambientale (29,8%), interventi per una maggiore efficienza in ambito domestico (28,7%) ed una maggiore considerazione versotrasporti meno o per nulla inquinanti (23,9%), dalla bicicletta all’auto elettrica.

Anche tra le aziende i dati sono incoraggianti. Il 52,9% di queste ha infatti introdotto almeno uno strumento per ridurre gli impatti delle attività lavorative, ed in questo le tecnologie digitali non potevano che svolgere un ruolo centrale: basti pensare allo smart working, che implementato dal 33,8% dei rispondenti (+20% rispetto al 2019), è tra quegli strumenti per la cui maggioranza delle aziende (82,7%) ha portato benefici tali – dal punto di vista ambientale e del benessere dei lavoratori – da indurli a pensare al loro utilizzo anche alla fine dell’emergenza.

La centralità del digitale

Nelle difficoltà attuali, quindi, le tecnologie digitali sono diventate indispensabili soprattutto per la continuità delle attività aziendali. Tuttavia, è impossibile ridurre il loro ruolo a questo semplice aspetto, come è chiaro anche alle stesse aziende: infatti, il 69,2% di esse (72,2% per le aziende di servizi) ritengono che le tecnologie digitali siano fondamentali per un miglioramento della sostenibilità ambientale; in particolare, il 78,7% evidenzia la loro centralità nel monitoraggio delle azioni quotidiane volte al rispetto dell’ambiente.

Anche per la maggioranza dei cittadini coinvolti nell’indagine, il 24,3% dei quali vedono nelle emissioni delle industrie la prima causa incidente sul cambiamento climatico, la trasformazione digitale e la sua capacità di rimodellare i processi sarebbe in grado di favorire un miglioramento generale per la sostenibilità (74,3% del totale).

Per fare un esempio applicabile alla quotidianità, il 12,3% degli intervistati ha dichiarato di aver provato a calcolare le proprie emissioni quotidiane di CO2 tramite siti o app specializzate: l’aumento dallo scorso anno (+3,1%), seppur leggero, testimonia comunque una maggiore considerazione di strumenti in grado di fornire un sostegno nella modifica delle proprie abitudini di ogni giorno.

Il problema resta quello economico

Nonostante i dati abbiano evidenziato una predisposizione, da parte di tutti, verso azioni volte all’assunzione di condotte più sostenibili, anche attraverso l’utilizzo delle tecnologie, quello economico resta un serio ostacolo.

Ciò che non è cambiata infatti – o è cambiata in minor misura – è la percezione da parte dei cittadini di maggiori costi nella messa in campo di comportamenti volti alla sostenibilità: ad esempio, dalla ricerca emerge come per la maggioranza risulti ancora più dispendioso dal punto di vista economico utilizzare energia da fonti rinnovabili (per il 52,8%), e che la propensione resti quella verso azioni a costo zero o stimolate da incentivi.

Stessi incentivi che, nonostante l’impegno confermato dai dati, richiedono anche le aziende: anche queste ultime sarebbero infatti maggiormente stimolate ad intraprendere iniziative più sostenibili, nello specifico in ambito energetico, in presenza di contributi a fondo perduto (33,5%), sgravi fiscali(22,1%) o incentivi statali (10,3%).

L’attenzione verso la riduzione delle emissioni di CO2, e in generale verso gli aspetti della sostenibilità, deve costituire per tutti un obiettivo da perseguire attraverso sinergie ed azioni coordinate. In questo senso, la situazione inquadrata dall’Euromedia Research fa ben sperare per il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione: cittadini, imprese, ed anche istituzioni devono necessariamente proseguire in questa direzione, intraprendendo processi di innovazione sostenibile che guardino oltre il mero esborso economico per comprenderne i reali benefici a lungo termine.

 

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