McKinsey traccia la rotta della mobilità nella nuova normalità nel post-covid

La pandemia ha avuto impatti significativi anche sulla mobilità: una ricerca di McKinsey dedicata agli sviluppi del settore nella nuova normalità individua alcune tendenze in atto per rispondere a questi profondi cambiamenti

La pandemia ha stravolto i sistemi economici mondiali sia sotto il profilo produttivo che di consumo in tutti i settori. Particolarmente duri sono stati – e saranno – gli impatti sul settore della mobilità: è sufficiente pensare al trasporto aereo ed alle enormi contrazioni che ha subito; ma anche alla mobilità urbana, ai trasporti pubblici ed al trasporto merci: tutti settori che hanno vissuto negli ultimi mesi una vera e propria rivoluzione.

Una recente ricerca McKinsey dedicata agli sviluppi della mobilità nell’era della nuova normalità ha individuato alcune tendenze che già ora sono in atto per rispondere ad un mutamento profondo del settore.

Il fine della ricerca è capire se e come stia effettivamente cambiando la mobilità e di quali scenari mutati le imprese dovranno tenere conto al fine di rielaborare le proprie strategie in materia di innovazione e sostenibilità.

McKinsey per descrivere le tendenze della mobilità del futuro ha coniato l’acronimo “ACES”, ovvero: Autonomous driving (i sistemi a guida autonoma), Connected cars (le auto connesse), Electrified vehicles (i veicoli a mobilità elettrica) e Shared mobility (i sistemi di mobilità condivisa). Tuttavia, la pandemia ha indotto impatti di vasta portata sul comportamento dei consumatori, sulla definizione delle politiche pubbliche e sui comportamenti individuali, con “differenti risposte” in differenti aree del mondo, e per queste ragioni gli attori del settore della mobilità dovranno necessariamente guardare oltre lo schema “ACES” mettendolo in relazione con altri aspetti che influenzeranno l’idea di mobilità prossima ventura.

Sempre più persone attribuiscono un ruolo centrale alla salute, la sicurezza e l’affidabilità anche quando si tratta di scelte per la mobilità

In passato, i costi o la convenienza in generale hanno sempre giocato un ruolo decisivo per i clienti rispetto alle scelte di trasporto. Oggi la riduzione del rischio di infezioni è (e lo sarà per un bel po’ di tempo) la ragione principale per la definizione delle scelte di mobilità, superando anche fattori come la durata del viaggio, anche nel caso di viaggi di lavoro. Le opzioni di trasporto che garantiscono la distanza fisica sono considerate preferibili; infatti, sempre secondo McKinsey, quasi il 70% degli utenti negli Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Francia, Italia, Giappone e Cina ha dichiarato che sceglierà di andare a piedi o in bicicletta almeno una volta alla settimana anche dopo il ritorno alla vita normale (con un aumento del 6% rispetto ai livelli pre-crisi). Inoltre, anche la micromobilità condivisa, l’e-hailing e il car sharing saranno leggermente più popolari, guadagnando un +1-2% dopo la crisi. Per di più, anche con l’incremento del numero di persone in smart working, non si ridurranno drasticamente i livelli di mobilità. Ad esempio, la società di consulenza stima che in Germania, anche se il numero di persone che lavorano da casa una volta alla settimana dovesse aumentare di due volte e mezzo, il numero di viaggi effettuati si ridurrebbe solo del 2%, ed il numero di chilometri percorsi soltanto del 4%.

La politica, con le sue strategie, scelte e decisioni influenzerà il futuro della mobilità

Oggi i governi di tutto il mondo stanno fortemente limitando la mobilità e le scelte di vita in generale dei cittadini. Tuttavia, all’indomani della fase più critica della pandemia, i regolatori aumenteranno la loro influenza sulla mobilità con effetti potenzialmente tanto positivi quanto critici per cittadini e imprese del settore. Infatti, allo scopo anche di risollevare l’economia, i singoli Stati potrebbero incentivare politiche di “green mobility”, oppure al contrario allentare le restrizioni in materia di normative sulle emissioni.

Gli Stati Uniti, ad esempio, stanno lavorando nella direzione di norme meno severe riguardo ai limiti di emissioni dei veicoli. Al contrario, il governo cinese ha esteso gli incentivi ed i sussidi per l’acquisto di veicoli elettrici di marca cinese fino al 2022. Nella stessa direzione, la Germania ha aumentato il “bonus ambientale” per l’acquisto di nuovi veicoli elettrici fino a 9000 euro; mentre gli incentivi come il bonus mobilità introdotto dal governo italiano hanno portato ad una impennata di vendite di biciclette, monopattini ed affini (la cui utilità, in termini di impatto di sistema, è tutta da verificare).

Le città avranno un ruolo centrale nell’azione politica ed economica per il cambiamento della mobilità

Secondo lo studio, gli effetti della trasformazione sulla mobilità andranno avanti fino al 2030, e le città e le aree altamente urbanizzate avranno un ruolo politico ed economico centrale. Innanzitutto perché, oggi come in futuro, non è da escludersi che, per ragioni sanitarie o di sicurezza in generale, singole città o aree territoriali impongano restrizioni temporanee alla mobilità, cosa che di volta in volta porterà gli attori coinvolti a rivedere le proprie strategie o pratiche operative. Queste variazioni locali potrebbero avere periodicamente un impatto significativo sulla domanda da parte dei clienti e, conseguentemente, sulle opzioni di viaggio disponibili, rendendo quindi la mobilità veramente “iperlocale”. Cambieranno quindi anche gli indicatori chiave di performance individuati dagli operatori per ogni singola città: dall’analisi delle normative sulle emissioni, ai rischi di infezione e le restrizioni sull’accesso alla mobilità.

Inoltre, poiché le politiche locali saranno molto diversificate (e spesso non coordinate) tra le differenti aree urbane, i player della mobilità dovranno sviluppare una prospettiva “iperlocale”, ricalibrando la propria capacità di analisi del mercato per anticipare questi sviluppi politico-sociali già nelle prime fasi.

Questa azione politica da parte delle autorità locali potrà avere anche effetti sull’economia e sull’ambiente, considerando che già oggi stanno rilasciando delle proprie “licenze” ai fornitori di servizi di mobilità volte ad incoraggiare alcune modalità di trasporto. In Oregon ad esempio, in collaborazione con un operatore di micromobilità, la città di Portland ha deciso di rinunciare temporaneamente alle tariffe giornaliere per gli e-scooter in cambio dell’offerta di tariffe ridotte da parte della compagnia ai cittadini.

La mobilità del futuro si gioca tra innovazione, R&D e grandi player

La crisi pandemica ha evidenziato la fragilità economica di molte imprese e di molti modelli di business, ma nel medio e lungo periodo questo porterà ad un consolidamento del settore che ruoterà prevalentemente attorno a due aspetti: crescita delle economie di scala e forti interazioni con i player tecnologici per la mobilità. Infatti, da un lato verranno ulteriormente favoriti quegli attori che attraverso operazioni di fusione e acquisizione incrementeranno la solidità delle imprese tradizionali del settore e le loro economie di scala. Dall’altra parte, secondo McKinsey, un ruolo cruciale sarà giocato dai nuovi operatori della mobilità, quelli per così dire più “smart”, legati al mondo tecnologico. Infatti, in futuro saranno indispensabili gli operatori in grado di gestire i servizi di “micromobilità” su scala locale ed in maniera flessibile. Anche perché la forte contrazione dei servizi di mobilità connessi alle piattaforme digitali ed alla condivisione dei mezzi di trasporto non ha leso le vaste riserve di liquidità degli operatori delle piattaforme digitali, offrendo loro la possibilità di entrare maggiormente nel mercato della mobilità sostenibile attraverso investimenti in asset cosiddetti “tradizionali”.

Infine, afferma la ricerca, la riduzione degli investimenti in ricerca e sviluppo da parte di molti grandi player del settore automotive è auspicabilmente soltanto un effetto temporaneo; tuttavia è da prevedersi una concentrazione delle scelte di investimento in alcuni settori specifici. Così, mentre per gli investimenti nel settore dei veicoli a guida autonoma si prevede un rallentamento che potrebbe posticiparne gli sviluppi almeno fino al 2022, d’altra parte si prevede che si moltiplicheranno i consorzi ed altre forme di investimento congiunte tra i diversi player. In particolare, saranno incentivati gli investimenti sui veicoli elettrici e sul potenziamento delle batterie al litio, e saranno soprattutto la Cina e l’Europa le aree maggiormente interessate da un aumento della diffusione e degli acquisti di veicoli elettrici nel medio e lungo periodo.

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