La marcia verso un Green Deal Europeo: la strategia europea per le energie rinnovabili e gli obiettivi da raggiungere entro il 2030

Comincia con questo numero una "trilogia" sul percorso europeo per la sostenibilità ambientale: vediamo, in questo articolo, quali scenari hanno portato al Green Deal europeo per il 2030

La stampa guarda da mesi ai piani di ripresa economica e di investimento che l’Unione Europea sta mettendo in campo per il rilancio dell’intero continente, tuttavia, la destinazione di gran parte di questi fondi alla sostenibilità ambientale ed alla decarbonizzazione viene vista come una scelta recente, una nuova politica europea; in verità, le politiche di sviluppo e sostenibilità ambientale europee hanno dietro di sé una lunga storia ed un lungo percorso progettuale che sta già segnando da almeno un decennio le politiche comunitarie.

Questa prospettiva di lungo respiro in materia di sostenibilità, rispetto alle politiche comunitarie messe in campo fino ad oggi dall’Unione Europea, è fondamentale per cogliere la traiettoria politica di tali iniziative rispondendo così alla domanda di fondo: “qual è la visione dell’Unione Europea rispetto alle sfide ambientali e climatiche che ci attendono entro il 2030?”.

La lunga marcia delle politiche ambientali europee ed i loro impatti sociali

Come si è detto, il percorso politico europeo per la piena sostenibilità ambientale ha preso il via con i primi piani e regolamenti comunitari emanati addirittura tra il 1999 ed il 2000. Lo step più significativo risale, però, alla direttiva sulle energie rinnovabili promulgata nel 2009, che stabiliva un quadro di riferimento per i singoli Stati membri dell’Unione per raggiungere l’obiettivo condiviso di un +20% complessivo di energie rinnovabili in tutta l’UE entro il 2020.

Questa promozione dell’uso delle fonti di energia rinnovabile è stata finora importante sia per la riduzione della dipendenza energetica dell’Unione Europea, sia per il raggiungimento degli obiettivi di lotta al riscaldamento globale connessi alla decarbonizzazione. La direttiva 2009 fissava obiettivi per ogni singolo Stato membro, tenendo conto dei diversi punti di partenza e delle diverse potenzialità di ciascuno Stato membro, e con variazioni complessive per l’uso di energie rinnovabili comprese tra il 10% ed il 49% sul totale. Grazie a queste politiche comunitarie, dodici Stati membri dell’Unione Europea, tra i quali anche l’Italia (+17,8% di energia da fonti rinnovabili sul totale) avevano già raggiunto i loro obiettivi nazionali per il 2020 alla fine del 2018, con due anni di anticipo rispetto alla scadenza del programma.

L’impatto di tali politiche ambientali europee ha portato la quota di energia da fonti rinnovabili nel consumo finale lordo di energia ad una sostanziale crescita in tutti gli Stati membri, passando dall’8,5% del 2004, al 18% nel 2018 con un particolare impatto sui settori dei trasporti, dell’energia elettrica e dei sistemi di riscaldamento e raffreddamento sia industriali che domestici. Le statistiche ci dicono anche in dettaglio che lo Stato leader nei piani di transizione energetica è la Svezia, con oltre la metà (54,6%) dell’energia consumata a livello nazionale nel 2018 proveniente da fonti rinnovabili; seguono poi nella classifica la Finlandia con il 41,2%, la Lettonia (40,3%), la Danimarca (36,1%) e l’Austria (33,4%).

Quel grande piano energetico che era stato ribattezzato “20-20-20”, ovvero: -20% di emissioni di gas serra, + 20% del fabbisogno energetico da fonti rinnovabili e +20% dell’efficienza energetica, è stato pressoché raggiunto da tutti gli stati europei; ed è proprio da questo percorso comune che trae origine il nuovo piano ed i nuovi obiettivi del “Green Deal” dell’Unione Europea per il 2030.

Il Green Deal europeo per il 2030 ed i nuovi obiettivi per lo sviluppo sostenibile

Il “Green Deal” europeo ha visto la luce a poche settimane dall’esplosione della crisi globale dovuta al Covid-19 e questo forse, come stiamo vedendo grazie alla messa in campo di nuove risorse economiche mirate per salvare le economie europee, potrebbe accelerare il percorso di transizione verso la decarbonizzazione e la sostenibilità ambientale dell’intero continente.

Di base il Green Deal, varato il 15 Gennaio 2020 con grande entusiasmo dal Parlamento Europeo, prevede innanzitutto che a partire dal 2021 almeno il 41% delle risorse destinato alla PAC – Politica Agricola Comune – venga impiegato verso attività di lotta al cambiamento climatico, di transizione al biologico ed, in sintesi, al totale ripensamento del sistema di produzione agricola dell’UE. Inoltre, complessivamente, l’Unione Europea destinerà circa 100 miliardi di euro del proprio bilancio al finanziamento di piani e progetti che possano trainare gli altri investimenti statali e privati per la transizione produttiva verso l’economia “verde” e la circular economy, per un complessivo livello di investimenti in un decennio (2020 – 2030) pari a mille miliardi di euro. Ciò passerà anche attraverso un fondo dedicato alla cosiddetta “transizione giusta”, per ridurre gli impatti che la transizione verso un nuovo sistema produttivo e di consumo sostenibile potrà avere sugli attuali livelli sociali, economici ed occupazionali.

D’altro canto, gli obiettivi che a fine 2019 la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha posto con il piano del Green Deal sono importanti ed ambiziosi. In particolare, si prevede che entro il 2030 vi dovrà essere una riduzione di almeno il 40% delle emissioni di gas serra rispetto ai livelli del 1990. A ciò si aggiungerà almeno il 32% in più di energia da fonti rinnovabili a livello di consumo finale di energia, ed almeno il raggiungimento del 32,5% di incremento del risparmio energetico.

È stato stabilito che l’Unione Europea dovrà destinare almeno l’1-2% del suo Prodotto Interno Lordo complessivo verso la green economy, con particolare attenzione all’efficentamento energetico delle strutture ed infrastrutture sia pubbliche che private, agli investimenti in ricerca e sviluppo, agli appalti pubblici mirati per il settore “green” ed al rinnovo del sistema produttivo industriale. Tutto ciò si stima che impatterà sull’economia europea per 260 miliardi all’anno di investimenti aggiuntivi per il raggiungimento di tali obiettivi del Green Deal entro il 2030; più altri 45 miliardi di euro all’anno tra il 2021 ed il 2027, ma a questo sforzo economico pubblico occorrerà aggiungere un grande intervento privato di famiglie ed imprese.

Inoltre, complice forse anche l’ampliamento delle risorse economiche destinato ai singoli Stati europei per green economy e digitalizzazione (soprattutto a seguito del varo del piano economico per l’emergenza Covid 19), a Settembre la Commissione europea ha proposto di rivedere al rialzo gli obiettivi da raggiungere previsti dal Green Deal. Principalmente si tratterebbe, secondo Ursula von der Leyen, di rivedere al rialzo l’asticella relativa alla decarbonizzazione, portando l’obiettivo di riduzione delle emissioni di gas serra ad un più “ambizioso” – 55% entro il 2030.

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