Mobilità elettrica: ecco come e quanto potrà ridurre l’inquinamento nelle città italiane

Il Rapporto 'Più mobilità elettrica: scenari futuri e qualità dell’aria nelle città italiane', realizzato dal Cnr in collaborazione con Motus-E, prevede come la crescente diffusione dei veicoli elettrici potrà contribuire a tagliare le emissioni e le concentrazioni inquinanti di biossido di azoto e polveri sottili, entro il 2025 e il 2030

Il traffico dei veicoli è, ormai da decenni, una delle prime cause di inquinamento nelle città, e di conseguenza è anche una delle principali cause di morti premature tra gli abitanti, e questi effetti nefasti dell’inquinamento veicolare provocano anche pesanti ricadute e costi sociali ed economici.

Quale aria respireremo nelle città del futuro? Le cose miglioreranno? Quanto e come? Una risposta a questi interrogativi la prova a dare il Rapporto ‘Più mobilità elettrica: scenari futuri e qualità dell’aria nelle città italiane’, realizzato dall’Istituto sull’inquinamento atmosferico del Cnr (Consiglio nazionale delle ricerche) in collaborazione con Motus-E, associazione per lo sviluppo della mobilità elettrica in Italia.

Lo studio presenta due scenari temporali differenti, proiettati su cinque grandi città italiane: “è una valutazione della dispersione in atmosfera e della ricaduta al suolo degli inquinanti primari e secondari e il relativo impatto di emissioni nelle città di Torino, Milano, Bologna, Roma e Palermo”, rimarcano gli esponenti dell’associazione Motus-E, “secondo un’analisi di due scenari prospettici, rispettivamente al 2025 e al 2030, dell’attuale parco circolante di veicoli relativi al trasporto privato e alla logistica delle cinque città italiane prese in esame”.

Dai risultati ottenuti emerge, innanzitutto, che all’interno di uno scenario più ampio di ricambio del parco veicolare privato, la penetrazione e diffusione della percentuale di veicoli elettrici giochi un ruolo fondamentale nella riduzione degli inquinanti, in particolare del biossido di azoto (NO2).

L’Elettrico può tagliare di molto le emissioni inquinanti

Considerando il ritmo di sviluppo della mobilità elettrica – e ipotizzando una diffusione del 4% dei veicoli privati elettrici sul parco circolante totale, e del 5% per i veicoli commerciali leggeri per lo scenario al 2025, e del 20% per i veicoli privati e il 15% per quelli commerciali leggeri per lo scenario al 2030 –, l’analisi di scenario prevede una riduzione delle concentrazioni inquinanti, relative alla mobilità, che potrà andare da un minimo del 47% rispetto a oggi (nel caso di Bologna) a un massimo del 62% (nel caso di Roma) considerando lo scenario al 2025.

Mentre, prendendo in considerazione lo scenario al 2030, si stima una riduzione degli inquinanti e del biossido di azoto che va dal 74% (per Palermo) fino a un massimo dell’89% (nel caso di Roma). In pratica, si calcola una notevole diminuzione delle emissioni inquinanti di NO2 per entrambi gli scenari in prospettiva, e per tutte le città prese in considerazione.

Si prevede invece un impatto minore, ma comunque molto importante, per le polveri sottili e il PM10. Secondo i risultati dello scenario al 2025, la percentuale di riduzione stimata parte da un minimo del 28% (a Bologna) fino a un massimo del 38% (per Palermo); per lo scenario 2030 l’abbattimento di polveri sottili non è così determinante come per NO2, ma la riduzione varia comunque tra il 34% e 46% del totale rispetto a oggi.

Meno inquinamento, meno morti, meno costi sociali

La maggiore penetrazione e diffusione di vetture elettriche prospettata nello studio di Cnr e Motus-E si traduce anche in una notevole riduzione nelle stime sul numero di vittime causate dall’inquinamento atmosferico provocato dalle concentrazioni di NO2 e PM10 per città come Milano, Roma e Torino. In questo ambito, il costo sociale collegato al numero di decessi evitati varia tra un minimo di circa 140 milioni e un massimo di circa 2 miliardi di euro nello scenario al 2025, e tra circa 220 milioni e 3 miliardi nello scenario al 2030.

“Da tutto ciò risulta evidente come la variazione di tecnologia e di energia impiegate per la mobilità urbana – continuando nello sviluppo e nella crescita della mobilità elettrica – consente importanti miglioramenti sulla qualità dell’aria e sul conseguente impatto sulla salute dei cittadini”, sottolinea il Rapporto.

Che rileva: “considerati i risultati ottenuti dalle stime sviluppate nello studio e le riduzioni delle concentrazioni di PM10 e NO2 attese nei due scenari, dovute alla penetrazione dei veicoli elettrici nel parco veicolare complessivo, gli scenari individuati potrebbero fornire sostanziali benefici non solo in termini ambientali, ma anche sanitari ed economici. Se ipotizzati su tutto il territorio nazionale e oltre i confini territoriali, contribuirebbero a rispettare gli obiettivi programmatici fissati al livello nazionale ed europeo”.

Le proposte di Motus-E e del Cnr per la mobilità elettrica

Con l’obiettivo di aumentare il benessere dei cittadini sia in termini di qualità dell’aria e quindi di salute generale, “l’elettrificazione della mobilità cittadina rappresenta una tra le soluzioni tecnologiche da applicare con decisione”, rimarcano Cnr e Motus-E, “e rappresenta un valido contributo alla decarbonizzazione del settore trasporti rispetto ai combustibili fossili”.

È quindi necessario mettere in campo azioni nuove e più incisive a livello nazionale e locale, ed ecco le proposte da parte di Motus-E e del Cnr:

fissare un termine ultimo per la vendita delle auto endotermiche: è necessario un target europeo per lo stop delle vendite delle auto a combustione interna, con quote annuali crescenti;

potenziare le reti cittadine della distribuzione elettrica, di trasmissione dati, stradali, del trasporto pubblico locale, di ricarica dei veicoli, seguendo un modello di Smart City;

auto private: è centrale che la domanda di veicoli a zero e basse emissioni venga sostenuta da incentivi e agevolazioni, e che si mantenga la struttura prevista per l’Ecobonus;

trasporto pubblico: è necessario un ricambio della flotta del trasporto pubblico locale su gomma con mezzi a zero emissioni;

realizzare infrastrutture di ricarica nei centri logistici e nei rimessaggi dei veicoli merci, accompagnando il trend di elettrificazione del trasporto merci, in una prima fase dei veicoli merci leggeri della logistica urbana, e in una seconda fase dei camion per medio e lungo raggio;

investire in ambito industriale Automotive per la riconversione dei settori coinvolti nella trasformazione di veicoli e infrastrutture elettriche.

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), messo a punto dal governo Draghi per accedere ai fondi di Next Generation EU, prevede nuovi investimenti e nuove strategie per far crescere e dare ulteriore impulso alla mobilità elettrica su scala nazionale. Ora vedremo tutto ciò come e quanto impatterà sullo sviluppo di un’adeguata rete di mobilità elettrica urbana e regionale, a partire dalle grandi città.

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