Scendono le emissioni di gas serra in Italia, ma perché cresce poco l’economia

Dal 2008 al 2019 le quantità inquinanti di gas serra nel Paese sono diminuite del 25%, ma è una buona notizia solo a metà: la riduzione non è dovuta tanto a politiche e misure green, quanto alla scarsa crescita economica del Paese, e in parte ai primi effetti di una mobilità più sostenibile

In poco più di 10 anni, nel periodo compreso tra il 2008 e il 2019, la quantità di gas serra immessa nell’atmosfera in Italia – da famiglie e attività produttive – si è ridotta del 25%, da 579 a 431 milioni di tonnellate di CO2 equivalente.

Se si esclude la Grecia, che è una realtà economica e sociale molto diversa dalla nostra, quella dell’Italia è la riduzione più forte dell’intera Unione europea, che in media è del 17%. Le altre maggiori economie, Germania, Francia e Spagna, presentano rispettivamente diminuzioni del 18, del 16 e del 23 per cento, mentre i due altri Paesi con peso rilevante, Polonia e Paesi Bassi, le riducono molto meno (6 e 10 per cento).

Lo certifica l’Istat, l’Istituto italiano di statistica, nel suo ‘Rapporto annuale 2021. La situazione del Paese’, che il presidente Gian Carlo Blangiardo ha illustrato alla Camera dei Deputati. E, secondo le prime stime disponibili, anche per la caduta dell’attività economica e le limitazioni agli spostamenti, per l’Italia nel 2020 si è verificata una ulteriore riduzione di circa il 10% delle emissioni di gas serra rispetto al 2019. Ma all’inizio di quest’anno, con la ripresa dell’attività economica e produttiva, i livelli hanno già ripreso a crescere.

La riduzione di un quarto delle emissioni di gas serra nel Paese in poco più di un decennio è infatti una buona notizia, ma solo a metà: questo calo degli inquinanti, infatti, non è dovuto tanto a politiche e misure Green, quanto alla scarsa crescita economica del Paese, dalla crisi del 2008 in poi. Una nota incoraggiante arriva dal settore dei trasporti, che ha contribuito a questo taglio degli inquinanti facendo vedere i primi risultati positivi di una mobilità più sostenibile.

In Italia il trasporto privato ha iniziato a inquinare di meno

In tutti i Paesi Ue l’intensità delle emissioni di gas serra nel 2019 è inferiore rispetto al livello del 2008. Si è verificato quindi un generale disaccoppiamento (Decoupling) tra la dinamica dell’economia e quella della pressione esercitata sull’ambiente in termini di emissioni di gas serra, ovvero un miglioramento dell’efficienza ambientale dell’economia. In media, per ogni punto percentuale di Pil in più, le emissioni climalteranti sono aumentate di 0,62 punti.

Nel periodo 2008-2019 le emissioni delle famiglie italiane scendono del 13%, a metà strada tra le riduzioni conseguite dalle famiglie francesi (-15%) e tedesche (-11%); più contenuta la diminuzione media Ue (-11%) e in Spagna (8,5%).
Sono in controtendenza invece la maggior parte dei Paesi dell’Est Europa, dove le emissioni delle famiglie crescono.

In Italia la riduzione delle emissioni delle famiglie è dovuta soprattutto alla componente relativa alla combustione di prodotti energetici per il trasporto privato”, sottolinea il presidente dell’Istat, “che è diminuita del 15%, passando dal 57 al 56 per cento del totale”, un valore simile a quello medio dell’Ue27 (57 per cento). L’Italia è l’unico Paese, tra i maggiori della Ue, in cui il trasporto abbia avuto un ruolo importante nella discesa delle emissioni delle famiglie: in Germania queste sono addirittura aumentate (+11%), e la loro quota è salita al 60% delle emissioni totali nel Paese.

Le emissioni delle aziende scendono di più di quelle private

La causa principale delle emissioni climalteranti è l’impiego di fonti fossili di energia: i consumi energetici pro-capite delle famiglie italiane (36,6 Gigajoule – GJ nel 2018) sono in linea, per tutte le componenti, con quelli medi dell’Ue27 (36,5 GJ), notevolmente inferiori a quelli della Germania (46 GJ) e superiori, soprattutto per effetto della componente riscaldamento e raffrescamento, a quelli della Spagna (28 GJ).

Ma la riduzione delle emissioni, in Italia come negli altri principali Paesi della Ue, è stata molto più pronunciata per le attività produttive che per le famiglie: le quote delle emissioni attribuibili alle attività produttive diminuiscono in tutti i maggiori Paesi della Ue. Per le attività produttive italiane la diminuzione è del 29%, con un calo più marcato di quello della Spagna (-26%), e nettamente più forte di quelli degli altri maggiori Paesi europei, pari al 20% per la Germania, al 17% per la Francia e al 19% per la media Ue27.

Aumentare l’uso di tecnologie meno inquinanti ed energivore

“Gli andamenti favorevoli delle emissioni delle attività produttive nel periodo 2008-2019 sono collegati, in misura diversa per ogni Paese, al ricorso a tecnologie meno inquinanti e a minore intensità energetica, all’intensificarsi della specializzazione in produzioni a bassa intensità di emissioni, come quelle dei servizi”, rimarca Giampaolo Neto, direttore centrale dell’Istat. Che osserva: “per le attività produttive, è rilevante che una quota proporzionalmente molto ampia del nostro miglioramento derivi dal cambiamento di specializzazione verso i servizi, e dalla mancata crescita economica. All’opposto, l’uso di tecnologie meno inquinanti ed energivore in Italia ha contribuito per 18 punti percentuali, contro ben 24 per l’Ue nel suo insieme”.

In pratica, un conto è inquinare meno perché si sviluppano e utilizzano tecnologie e soluzioni più Green e sostenibili, un conto è inquinare meno perché l’economia del Paese procede a rilento e con poca crescita complessiva.

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