Le tecnologie digitali per la Decarbonizzazione delle catene di approvvigionamento

Nell'ottica della decarbonizzazione, le aziende non devono impegnarsi soltanto nel ridurre le proprie emissioni "dirette", ma anche quelle "indirette", legate alle catene di approvvigionamento: in che modo il digitale può aiutare?

Immagine di Skaila34678 distribuita con licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International

Quando si affronta il tema della decarbonizzazione, dal punto di vista di ciò che possono fare le aziende per ridurre le proprie emissioni, ci si concentra quasi sempre su quegli aspetti direttamente controllati dalle aziende stesse, e non (anche) su quelli che sono invece fuori dal loro perimetro diretto di attività. È però altrettanto fondamentale tenere conto di quelle emissioni “indirette” dovute all’attività dell’azienda, ossia quelle che, nella categorizzazione proposta dal GHG Protocol, rientrano nel cosiddetto SCOPE 3.

Le aziende, infatti, per svolgere il proprio lavoro, sono inserite all’interno di una o più catene di approvvigionamento: l’impatto ambientale di un prodotto, pertanto, dipende da come operano i vari attori lungo la supply chain, dai fornitori di materie prime a chi si occupa della distribuzione, da chi smaltisce gli scarti a chi si occupa dell’assemblaggio.

L’impatto ambientale di un prodotto dipende da come operano i vari attori lungo la supply chain, dai fornitori di materie prime a chi si occupa della distribuzione, da chi smaltisce gli scarti a chi si occupa dell’assemblaggio

Su questo tema è uscito un recente rapporto redatto dal World Economic Forum e del Boston Consulting Group (BCG). Si tratta di un’analisi che mette in relazione le iniziative intraprese dalle aziende e dai governi nazionali in termini di lotta al cambiamento climatico e decarbonizzazione, con gli obiettivi stabiliti dagli accordi di Parigi.

Quello che emerge è che affrontare il tema delle emissioni non solo dal punto di vista strettamente aziendale, ma da quello della catena di approvvigionamento, garantirebbe una riduzione delle emissioni di gran lunga maggiore e a costi ridotti.

Ad oggi otto catene di approvvigionamento (cibo, moda, costruzioni, beni di largo consumo, elettronica, automotive, servizi professionali e trasporto merci) rappresentano circa il 50% delle emissioni globali di anidride carbonica nell’aria, ma si stima che l’impiego dell’energia circolare e rinnovabile garantirebbe una riduzione di circa il 40% delle emissioni. Abbattere una tonnellata di CO2eq costerebbe meno di 10€ e quindi l’impatto economico stimato sul consumatore finale potrebbe oscillare dall’1% fino al 4%.

Tra le principali azioni che le aziende dovrebbero intraprendere, secondo il rapporto, troviamo:

  • creare trasparenza lungo la catena condividendo i dati sulle emissioni tra i vari attori presenti;
  • ripensare i prodotti in ottica sostenibile riconsiderando le strategie di approvvigionamento geografico;
  • educare i fornitori su come adottare soluzioni a basso consumo;
  • condividere le migliori pratiche all’interno del settore (anche ai competitor) per favorire la crescita della domanda di prodotti sostenibili.

Sicuramente lo scenario prospettato dal WEF è ambizioso e non facilmente realizzabile nel breve periodo, ma i grandi player all’interno delle supply chain devono – e possono – trainare le aziende con le quali collaborano.

In che modo il digitale può contribuire alla realizzazione di questo scenario?

Si pensi, anzitutto, alle energie rinnovabili e al modo in cui vengono valorizzate dalle tecnologie digitali. Tempo fa abbiamo visto come l’Intelligenza Artificiale sia in grado di regolare i flussi di energia rinnovabile consentendo di risparmiare anche il 20-30% della produzione, così come l’Internet of Things fa sì che si possano risparmiare i costi di manutenzione del 10%, e generare anche un aumento del 3% dei guadagni.

L’Intelligenza Artificiale può inoltre essere utilizzata nella logistica nell’ottica della route optimization, ossia quel processo che serve a determinare il percorso più efficiente in termini di costi. Può aiutare a fornire ETA (Estimate Time of Arrival) affidabili e migliorare la soddisfazione del cliente. Percorsi ben definiti aiutano a ridurre i costi e l’utilizzo del carburante nonché l’usura dei veicoli con una conseguente riduzione delle emissioni di CO2 derivanti dalle attività di logistica. L’AI, in questo settore, apprende dai dati dei vari flussi di autotrasporto e consegna per determinare il miglior percorso per ciascun mezzo operante sulla catena di approvvigionamento.

La raccolta e la condivisione dei dati rappresenta uno step imprescindibile per la decarbonizzazione delle supply chain, e se questi stessi dati vengono, poi, condivisi su una Blockchain, allora il potenziale è di gran lunga maggiore

Sulla raccolta dei dati riguardo le emissioni, SAP sta provando a supportare i propri clienti nel monitorare le emissioni di carbonio dalle loro catene di approvvigionamento. La raccolta e la condivisione dei dati – come riportato nel report del World Economic Forum – rappresenta uno step imprescindibile per la decarbonizzazione delle supply chain, e se questi stessi dati vengono, poi, condivisi su una Blockchain, allora il potenziale è di gran lunga maggiore.

A tal proposito, per ridurre l’impronta di carbonio delle catene di approvvigionamento, le aziende devono essere in grado di raccogliere e tracciare i dati sulle emissioni dei vari processi che avvengono al loro interno e segnalarli in una Blockchain. In questo modo si viene a creare un’unica piattaforma per la misurazione delle emissioni, contribuendo a fornire una rete affidabile e trasparente per tutti gli attori che vi operano all’interno. Lo sta provando a fare Mercedes in collaborazione con IBM, al fine di tracciare le emissioni di carbonio lungo la catena di approvvigionamento del cobalto. La Blockchain viene, inoltre, utilizzata per monitorare che tutti i fornitori seguano gli standard di sostenibilità.

Le tecnologie digitali applicate alle supply chain rappresentano, dunque, un ulteriore passo in avanti per efficientare processi oggi spesso macchinosi ed altamente inquinanti. Spostare il focus dalle attività direttamente controllate dalle aziende a tutte quelle che vi ruotano attorno, abilita una visione più chiara e ampia sull’impatto ambientale di prodotti e/o settori merceologici.

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