Ittinsect, soluzione made in Italy al sovrasfruttamento ittico

La richiesta di pesce di acquacoltura è in continuo aumento, ma mari ed oceani faticano a sostenerne la domanda. Per venire incontro a questa esigenza, bisogna sfruttare l’innovazione in chiave sostenibile. Una risposta arriva dalla start-up italiana Ittinsect

Ridurre drasticamente il pescato non destinato al consumo umano diretto, produrre mangimi sostenibili per pesci di allevamento che non siano fatti di pesce stesso (in olio o in farine) e non generando scarti, ma utilizzando prodotti o sottoprodotti riciclati attraverso processi di biotecnologia. È l’obiettivo dichiarato di Ittinsect, start-up tutta italiana – già inserita fra le mille soluzioni più efficienti per il pianeta stilata dalla “World Alliance for Efficient Solutions” – di giovani motivati ad andare oltre i “blablabla” tipici del greenwashing. Obiettivo: salvaguardare da una parte i mari e gli oceani, dall’altra la qualità dei mangimi e quindi il benessere di fauna e flora marina.

Sono tre i goal di Agenda 2030 più cari al giovane team: zero sprechi, applicando un’economia circolare che ricicla e riutilizza tutto; riduzione delle emissioni di CO2eq (di 13 milioni di tonnellate), diminuendo o azzerando la quantità di pescato; salvaguardia dell’ambiente marino, spostando la catena alimentare del settore dell’acquacoltura esclusivamente su terra e zone costiere.

Tre obiettivi ambiziosi, che investono tre specifici settori. Quello della produzione di mangime per pesci di allevamento di mare, di acqua dolce e ornamentali. La questione che Ittinsect tenta di risolvere è la sovra-pesca (overfishing) dei nostri mari. Un problema più serio di quanto si pensi, dato che, continuando con questi ritmi di pesca, entro il 2048 è previsto un vero e proprio svuotamento degli oceani. Che, come forse in pochi sanno, al di là del pescato offrono fra il 50 e l’85% dell’ossigeno totale della Terra.

Questo rischio di spopolare gli oceani in breve tempo, unito ovviamente ad altri fattori, prende il nome di Ocean grabbing ed ha conseguenze gravi per tutti. Basti pensare che oggi in piscicoltura abbiamo bisogno di 4 kg di sardine per produrre 1 kg di pesce d’allevamento per il consumo umano. Le miscele di proteine ricavate dagli insetti, debitamente trattate in bioreattori, rappresentano un’alternativa presa in considerazione da Ittinsect, dal momento che hanno lo stesso valore nutrizionale – se non migliore – dell’olio di pesce e delle farine di pesce, con diversi vantaggi. Il sistema ideato dai giovani imprenditori italiani si rivela infatti molto conveniente per gli allevatori per tanti motivi. Innanzitutto, il fatto che ne occorra di meno per la normale alimentazione dei pesci, dato che il mangime ricavato dagli insetti possiede valori nutrizionali maggiori rispetto a quello classico.

Altro aspetto interessante del sistema circolare adottato dalla start-up italiana è che preserva la salute di chi fa consumo abituale di pesce, dal momento che interrompe la catena di microplastiche, mercurio, fertilizzanti e altri contaminanti che normalmente si accumulano negli organismi alimentati con la farina di pesce tradizionale. Questo infatti è un problema del pesce pescato in mare aperto, attraente quanto si vuole, ma che nessuno sa veramente da dove arrivi e di cosa si sia nutrito.

Se si parla di sostenibilità, poi, oltre all’ambiente e alla salute ha importanza anche l’aspetto economico. “Il tema dell’acquacoltura sostenibile è sempre più sentito sia in Italia che nel resto dell’Unione europea”, spiega Alessandro Romano, cofondatore di Ittinsect: “Il nostro team scientifico a tempo pieno ha analizzato decine di possibili ingredienti e metodi di estrusione per trovare la buona ricetta che corrisponda alle proprietà nutrizionali, alla digeribilità e al sapore della vera farina di pesce. La ricetta ufficiale deve ancora essere finalizzata e richiede una messa a punto. Scambiamo informazioni con quattro università e stiamo selezionando con quale collaborare per i prossimi passi. Dal punto di vista commerciale abbiamo tre clienti in Italia e uno in Svizzera, che non solo hanno firmato con noi per la fornitura del nostro nuovo mangime, ma ci impegneranno anche una piccola gabbia dove effettuare alcuni test.”

Prossimi passi: presentare il mangime agli organismi di certificazione al fine di avvicinarsi al mercato il prima possibile. “A marzo 2021 abbiamo presentato due domande di brevetto”, aggiunge Romano: “Finora abbiamo ricevuto due premi per soluzioni sostenibili e circolari. Come secondi classificati per Venice Climathon 2020 sponsorizzato da Climate-KIC, l’istituzione europea dell’innovazione e della tecnologia, e saremo presto in competizione nei premi globali di Climathon. Penso sia anche per questo che Ittinsect è stata scelta da Blue Invest, il fondo di investimento sulla Blue Economy dell’UE: per un percorso di accompagnamento dedicato alle start-up più promettenti per l’economia del mare”.

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