Energie rinnovabili, per l’Italia il 2021 è stato un altro anno sprecato

Lo evidenzia il Renewable Energy Report del Politecnico di Milano: “le fonti rinnovabili rappresentano una grande opportunità per la competitività del Paese, ma occorre investire e avere un approccio integrato”

Immagine distribuita da ANEV con licenza CCO

Il 2021 è stato un altro anno sprecato e deludente, nel percorso di sviluppo delle energie rinnovabili in Italia. Il mercato è cresciuto rispetto all’annus horribilis 2020, ma non quanto avrebbe potuto e dovuto, come rimarca il Renewable Energy Report del Politecnico di Milano.

Con questo (basso) ritmo, arriveremmo tra otto anni a un parco eolico e fotovoltaico di poco superiore ai 60 GW di potenza energetica, ben lontani dai 125-130 GW che sono il target di installato totale.

“Per raggiungerlo, dovremmo crescere tra le 4 e le 7 volte più velocemente”, rileva l’Energy & Strategy Group, della School of Management del Politecnico di Milano, che realizza il Report: “le fonti rinnovabili rappresentano una grande opportunità per la competitività del Paese, ma occorre investire e avere un approccio integrato”.

Le installazioni di impianti per le rinnovabili sono ripartite con la ripresa post-pandemica, ma la quantità di nuovi impianti fotovoltaici ed eolici è solo di poco superiore a quella del 2019. A differenza dell’Europa, che procede a passi molto più spediti ed è ormai prossima al traguardo complessivo dei 700 GW.

L’Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano

“Il 2021 è stato un anno complesso, con i colpi di coda della pandemia a cui si sono aggiunte tensioni per certi versi inattese sul mercato dell’energia”, sottolinea Davide Chiaroni, vicedirettore dell’Energy & Strategy Group, “ma è davvero urgente riprendere a intensificare l’installazione di nuovi impianti alimentati da energie rinnovabili, così come gestire correttamente le strutture esistenti, per evitare di allontanarci ancora di più dal percorso verso la decarbonizzazione”.

Basti pensare che gli obiettivi nazionali al 2030 prevedono un 72% di fonti rinnovabili nella generazione elettrica, secondo le ultime indicazioni del Piano per la transizione ecologica (PTE).

La buona notizia è che “soluzioni concrete da mettere in atto ce ne sono”, fa notare Chiaroni, “così come sono a disposizione di policy maker e operatori del settore studi e analisi, ad esempio sul ruolo che le energie rinnovabili potrebbero avere nel mitigare il prezzo dell’energia”.

Indispensabile una programmazione integrata e coerente

Per centrare gli obiettivi europei al 2030 si dovrebbero installare in Italia almeno 60-65 GW di nuova capacità produttiva da fonti rinnovabili non programmabili, “ma non è possibile senza una semplificazione normativa, in particolare nelle autorizzazioni, e un più facile accesso agli incentivi”, denunciano dall’Energy & Strategy Group del Politecnico milanese.

E si fa notare: “qualcosa è stato fatto, ma la strada è lunga, nonostante le rinnovabili rappresentino una grande opportunità per la competitività del nostro Paese, che vedrebbe non solo una drastica riduzione della propria dipendenza energetica, ma potrebbe anche raggiungere livelli molto competitivi del costo dell’energia grazie alla disponibilità di risorse come sole e vento”.

È indispensabile una programmazione integrata e coerente, perché le azioni previste per i prossimi anni determineranno il posizionamento strategico dell’Italia nel futuro sistema economico globale. Saranno necessari anche ingenti investimenti (tra i 40 e 50 miliardi di euro al 2030, senza considerare quelli per gli accumuli e il potenziamento delle infrastrutture di rete), quindi “vanno create le condizioni perché il mercato finanziario e gli investitori internazionali giochino un ruolo attivo nello sviluppo del settore”, rimarca il Renewable Energy Report.

Singoli progetti specifici non sono un piano strutturato

Per quanto riguarda il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), sono poco meno di 6 i miliardi di euro dedicati alle energie rinnovabili (un miliardo per lo sviluppo dell’agro-voltaico; 2,2 miliardi per le Comunità energetiche nei piccoli Comuni; circa 700 milioni di euro per la promozione di impianti innovativi; quasi 2 miliardi per lo sviluppo del biometano, all’interno dei 25 miliardi destinati a ‘Rivoluzione verde e transizione ecologica’, in cui rientrano anche l’idrogeno e la mobilità sostenibile. “Si tratta però ancora una volta di singoli progetti specifici che non costituiscono un piano strutturato”, sottolinea Chiaroni.

Gli interventi necessari riguardano anche il repowering e revamping (ricostruzioni, riattivazioni e potenziamenti) dei numerosi impianti fotovoltaici ed eolici che hanno 10 o più anni di vita, e per i quali è indispensabile incrementare (o almeno mantenere) la produzione.

Gas ancora determinante nel mercato dell’elettricità

Situazione e prospettive non sono delle più confortanti: il prezzo dell’energia elettrica (PUN) è stato soggetto a un aumento continuo da giugno 2021, con un picco a dicembre e una seconda risalita da febbraio 2022, quando è cominciata la guerra in Ucraina: a marzo, il PUN medio registrava un +411% rispetto a un anno prima, a causa dell’incremento del prezzo del gas (cresciuto di 5 volte tra dicembre 2019 e dicembre 2021) e successivamente con lo sviluppo del conflitto.

In questo quadro, le rinnovabili potrebbero avere un effetto calmierante sull’andamento del prezzo dell’energia? “Le offerte di impianti rinnovabili sono in grado di influenzare i prezzi in alcune ore della giornata”, spiega Chiaroni, “ma i volumi non sono sufficienti a stabilire frequentemente il prezzo marginale sul mercato dell’energia elettrica, mentre gli impianti a gas costituiscono la tecnologia marginale che predomina nella maggior parte dei casi, di fatto determinando l’andamento del prezzo dell’elettricità”.

Le fonti ‘alternative’ non lo sono ancora abbastanza

Nonostante questo, “il potenziale effetto ‘calmierante’ delle rinnovabili è stato dimostrato nella primavera del 2020, quando a causa delle restrizioni da Lockdown il fabbisogno di energia elettrica è calato e i volumi offerti dalle rinnovabili sono stati più spesso sufficienti a coprire la domanda”.

Insomma, le rinnovabili, per cambiare realmente la situazione del mercato energetico italiano, devono avere un maggiore capacità di produzione e offerta; per essere le fonti energetiche davvero ‘alternative’ a quelle fossili e più inquinanti, devono esserlo abbastanza da poterle sostituire sempre di più.

Finora il Paese ha compiuto vari passi, alcuni anche importanti, ma occorre accelerare e aumentare il ritmo di sviluppo delle energie Green e inesauribili, altrimenti il lungo percorso verso lo sviluppo sostenibile e la decarbonizzazione si rivelerà infinito.

Facebook Comments

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here