Il ruolo guida delle energie rinnovabili e il petrolio sul (lungo) viale del tramonto

Le principali tendenze che emergono dal rapporto Global Energy Perspective 2022 di McKinsey, che indica prospettive specifiche per ciascun combustibile, come gas naturale, petrolio, carbone e idrogeno: la domanda di petrolio dovrebbe raggiungere il suo picco nei prossimi cinque anni, e poi iniziare a scendere (per sempre)

Immagine distribuita da Pressenza con licenza CCO

La transizione energetica mondiale continua a rafforzarsi, guidata sempre più dalle energie rinnovabili e dalle tecnologie di decarbonizzazione. Mentre il petrolio avrebbe imboccato il (lungo) viale del tramonto: la domanda di petrolio dovrebbe raggiungere il suo picco massimo nei prossimi cinque anni, tra il 2025 e il 2027, per poi iniziare a scendere, inesorabilmente, innanzitutto come effetto della progressiva diffusione della mobilità elettrica.

Sono alcune delle principali evidenze e tendenze che emergono dal rapporto Global Energy Perspective 2022 di McKinsey, che indica prospettive specifiche per ciascun combustibile, come gas naturale, petrolio, carbone e idrogeno.

Le fonti rinnovabili, innanzitutto solare ed eolico, ma anche vettori come l’idrogeno ‘verde’, cioè meno inquinante, a oggi molto scarso, avranno sempre più un ruolo guida nella transizione energetica in atto.

Tre decenni fondamentali per le energie rinnovabili

Le previsioni indicano che la quota di energia rinnovabile raddoppierà nei prossimi 15 anni, e si moltiplicherà per tre da qui al 2050. Quindi, circa il 50% della produzione mondiale nel 2030 sarà da fonti rinnovabili; per raggiungere una quota compresa tra l’80 e il 90% nel 2050.

Almeno secondo le intenzioni e i programmi annunciati a livello globale da moltissimi Paesi, con alcune importanti incognite e defezioni: gli Stati Uniti, con i Democratici alla Casa Bianca, ora sono tornati a condividere i piani di decarbonizzazione e di sviluppo più Green, ma il repubblicano Donald Trump solo pochi anni fa li aveva portati fuori dal circolo dei Paesi più virtuosi, mentre Cina e India sono due colossi – demografici e produttivi – ancora molto refrattari a convertire il proprio uso e consumo energetico a obiettivi meno inquinanti.

La domanda di idrogeno crescerà da 4 a 6 volte entro il 2050: la sua spinta principale arriverà dal trasporto stradale, marittimo e aereo. Entro la metà del secolo rappresenterà il 10% del consumo energetico globale, ed in particolare si prevede che l’idrogeno verde rappresenterà il 28% della domanda di energia. Anche gli investimenti energetici in futuro punteranno in misura sempre più consistente alle energie rinnovabili e alle tecnologie di decarbonizzazione.

La domanda mondiale di carbone, invece, ha raggiunto il suo picco nel 2013 e, dopo un temporaneo rimbalzo nel 2021, si prevede che continuerà la sua traiettoria discendente. Per quanto riguarda il gas naturale, dal 2035 in poi la domanda del mercato sarà probabilmente soggetta a maggiori incertezze e flessibilità, soprattutto bisognerà vedere e quantificare l’impatto sull’uso di gas naturale che avrà la progressiva crescita dell’idrogeno.

La volatilità dei prezzi dell’energia

“Mentre i governi e le imprese sono sempre più impegnati in obiettivi di decarbonizzazione, i mercati dell’energia devono affrontare un’estrema volatilità dei prezzi e tensioni geopolitiche che influenzano l’intero sistema”, rimarcano gli analisti di McKinsey. La guerra in Ucraina, così come altri fattori sullo scenario internazionale, hanno innescato picchi rilevanti nei prezzi dell’energia, in un momento in cui i mercati erano già sotto pressione dopo il rimbalzo post-pandemia: nel 2021 la domanda di energia e le emissioni globali sono aumentate del 5% rispetto al 2020, raggiungendo quasi i livelli pre-Covid 19.

L’economia mondiale continuerà a crescere, come la popolazione, che nel giro di tre decenni potrebbe aumentare di altri due miliardi di persone, per arrivare attorno ai dieci miliardi. Tuttavia, in proporzione la crescita del consumo di energia rallenterà, aumentando di appena il 14% entro il 2050. “Questa riduzione dell’intensità energetica rispetto al Pil è un fattore chiave, guidata da una maggiore efficienza dell’uso finale in: edifici, trasporti e industria”, spiega il colosso della consulenza manageriale McKinsey.

Le tecnologie di cattura, utilizzo e stoccaggio del carbonio

Negli ultimi anni “abbiamo visto come sta accelerando la transizione energetica. Considerando il più aggiornato scenario di riferimento, il picco massimo della domanda di petrolio potrebbe verificarsi entro i prossimi tre-cinque anni, per poi iniziare a calare gradualmente, innanzitutto per l’aumento dei veicoli elettrici”.

Il rapporto realizzato dalla multinazionale della consulenza d’impresa sottolinea poi il ruolo che svolgeranno le tecnologie di cattura, utilizzo e stoccaggio del carbonio (CCUS, Carbon capture, utilization and storage) nella decarbonizzazione del settore energetico.

“Le tecnologie e i sistemi CCUS rappresentano una delle leve più idonee per la decarbonizzazione”, rilevano gli analisti di McKinsey: “sarà necessario catturare da due a quattro gigatonnellate di CO₂ attraverso CCUS entro il 2050, ovvero l’equivalente del 10% delle emissioni attuali. Ciò decarbonizzerà le industrie pesanti, in cui oggi i combustibili fossili continuano a svolgere un ruolo importante”.

L’innovazione abbassa i costi energetici

Anche altri tipi e fonti di energia, come il solare o l’eolico, “sono stati influenzati positivamente dallo sviluppo tecnologico e dall’ottimizzazione della catena di approvvigionamento. Infatti, il costo dell’energia solare è già stato dimezzato rispetto ai decenni precedenti; mentre i costi dell’energia eolica sono diminuiti di quasi un terzo”.

Solo le tecnologie – tra cui lo sviluppo su scala globale della Digital transformation –, insieme alle politiche dei governi e alla sensibilità dei cittadini, possono dare un contributo determinante nel cambiare il modo di usare e consumare energia, da qui ai prossimi 30 anni, per realizzare una decarbonizzazione non ‘a macchia di leopardo’, nei Paesi più virtuosi, ma ampiamente diffusa sul Pianeta.

Le tecnologie digitali hanno le potenzialità per gestire al meglio questa transizione, e per velocizzarla; le nuove tecnologie sono al centro, ad esempio, della trasformazione Green del mondo Automotive, verso la progressiva riduzione dei motori a combustibili fossili e più inquinanti, e per lo sviluppo della mobilità elettrica.

Basta auto nuove a benzina e diesel dal 2035

Intanto, va sottolineato che l’Euro-Parlamento di Strasburgo ha di recente avallato la proposta della Commissione europea di terminare le vendite di auto nuove a benzina e diesel nel 2035. Con un’altra misura significativa: l’emendamento sostenuto dal Ppe (il Partito Popolare europeo), che prevedeva una riduzione delle emissioni di CO2 del 90% invece che del 100%, non è stato approvato, per cui passa la linea più rigorosa e marcata a favore della sostenibilità e della decarbonizzazione.

Per la precisione, il via libera del Parlamento europeo alla strategia più Green sugli standard delle emissioni di CO2 è passato con 339 voti a favore, 249 contro e 24 astenuti. Ancora non proprio un plebiscito, ma molto sta cambiando rispetto a una storia e uno sviluppo industriale fatti di combustibili fossili ad alta produzione di anidride carbonica e altre sostanze inquinanti.

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