6 fasi per affrontare la #DigitalTransformation

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Viviamo in un’epoca di “darwinismo digitale”, in cui la società e la tecnologia evolvono molto più rapidamente della capacità di adattamento delle persone e delle organizzazioni: è quanto affermano Brian Solis e Jaimy Szymanski di Altimeter in una nuova ricerca dedicata alla digital transformation. Secondo il gruppo, le tecnologie disruptive stanno influenzando le dinamiche di mercato e, soprattutto, stanno radicalmente trasformando il modo in cui le imprese agiscono (o dovrebbero agire) al suo interno.

Dalle app mobile al cloud computing, dalle possibilità di relazione offerte dai social media fino alle analisi che consentono i big data, la tecnologia avanza ad un ritmo accelerato se non frenetico. In questo contesto, le aziende stanno incontrando notevoli difficoltà a tenere il passo con l’innovazione digitale e, soprattutto, con il suo impatto sul business. Un approccio efficace secondo Altimeter è quello di diventare più reattivi e più aggiornati, ponendo particolare attenzione all’experience dei clienti, ascoltandone esigenze e necessità e progettando soluzioni pensate appositamente.

Altimeter però va oltre questa semplice considerazione e attraverso diversi anni di analisi stila quelle che ha definito Le sei fasi della digital transformation: in un primo momento gli analisti hanno riscontrato che nella fase iniziale le aziende hanno reagito soprattutto con uno sforzo di ammodernamento tecnologico, ma sembrano poi essersi fermate a questo step, senza considerare che in realtà la trasformazione digitale serve a competere sul mercato in evoluzione e non semplicemente ad aggiornare i propri sistemi. In sintesi, la digital transformation non è solo una questione di infrastrutture.

Quali sono quindi le fasi che le aziende dovrebbero percorrere nell’impatto con la digital transformation?

  1. Business as Usual. Le aziende in questa fase sono incredibilmente avverse al rischio e la cultura interna inibisce la sperimentazione perché il management è preoccupato del cambiamento. In contesti specifici quello che sgonfia il pensiero innovativo spesso è il regolamento interno: direttive e normative stringenti possono stroncare sul nascere qualsiasi propensione all’innovazione. Questo però non vuol dire che, per le aziende che si trovano in questa fase, la crescita e il cambiamento sono fuori discussione, anzi: il problema è che il digitale rimane sottovalutato o poco considerato.
  2. Present and Active. L’azienda entra in una fase nuova, comprendendo l’importanza di doversi porre in ottica di innovazione continua, grazie al riconoscimento di nuove possibili opportunità e sperimentando nuove strade. Le nuove tendenze del digitale (mobile, social, Internet of Things, ecc.) cominciano ad essere considerate fondamentali, spingendo i vertici a porre attenzione verso gli “early adopters”. A volte però le iniziative vengono prese dalle singole divisioni, senza una comunicazione interna efficace: il tutto avviene, infatti, nello spirito del “fare prima per scusarsi dopo”, una fase necessaria per rompere le barriere e cominciare a ragionare di digital transformation.
  3. Formalized. Le aziende entrano in questa fase nella dimensione dell’urgenza, comprendendo che la domanda di servizi dei propri clienti comincia ad essere più sfidante. Non si guarda più solo agli “early adopters” e iniziano ad abbattersi i primi silos informativi interni: le aree aziendali dialogano, cercando di creare una sinergia efficace. In questa fase, gli sforzi per la digital transformation si concentrano in settori chiave, sul core business dell’organizzazione, esplorando e sperimentando. In sintesi, partono i primi veri investimenti strategici nelle competenze, nei processi e nelle tecnologie.
  4. Strategic. Il senso dell’urgenza creato dal cambiamento di mercato sta agendo efficacemente, gli sforzi dell’azienda verso la trasformazione digitale sono diventate una priorità cruciale e la tabella di marcia e la calendarizzazione delle task diventa più elaborata: ogni azione viene svolta per il raggiungimento di micro-obiettivi che puntano ad un disegno complessivo studiato e ragionato, che tiene conto sia del breve che del lungo termine in ottica strategica. Questa fase è sostenuta da investimenti dedicati alle infrastrutture e ai singoli progetti, con una contemporanea crescita di risorse e competenze.
  5. Converged. Il cammino verso la trasformazione digitale è ora definitivamente in corso; i nuovi modelli operativi e i team di lavoro sono pensati per unificare ruoli e processi diversi e gli investimenti in tecnologia hanno creato le giuste condizioni sia per l’interazione con i clienti, sia per il lavoro di back-office. La customer experience migliora, attraverso nuovi design di prodotto affinati in base alle stesse aspettative dei clienti. Già in questa fase la digital transformation va oltre la semplice CX e tocca tutti gli aspetti aziendali, dal business alla gestione interna.
  6. Innovative and Adaptive. Ultima fase, quella in cui il “digitale” non è più considerato come qualcosa di separato ma parte integrante del business aziendale. L’innovazione entra nel DNA dell’organizzazione attraverso la creazione di gruppi formali di lavoro, che si occupano proprio di mantenere costante l’evoluzione digitale dell’azienda. Le attività che vengono svolte spaziano dalle nuove sperimentazioni agli investimenti in startup e prodotti innovativi. Non bisogna commettere l’errore di pensare, però, che gli investimenti in questa fase finiscano, anzi: l’azienda punta ad un costante miglioramento delle competenze interne, all’ottimizzazione dei processi e a nuove tecnologie legate sia ai dipendenti, sia ai clienti.

In sintesi, nel corso del tempo la democratizzazione della tecnologia (che diventa sempre più accessibile) ha rimodellato completamente le dinamiche di mercato portando le aziende a considerare la necessità di accelerare verso la digital transformation. Il processo, secondo Altimeter, avviene in sei grandi macro-fasi, che passano da uno stato di inconsapevolezza, per arrivare all’abbattimento dei silos informativi (non senza incontrare resistenze), fino a rendere la parola “digitale” superflua, perché così radicata nei processi interni da non essere più vista come realtà a sé stante. Naturalmente i sei step proposti da Altimeter sono quelli “ideali”, ma la realtà potrebbe essere più complessa: le aziende, specialmente quelle italiane, sono pronte ad affrontarla per non morire sotto il peso del darwinismo digitale?

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