Come cambia il settore moda con il digitale: il caso Lanieri

Secondo i dati di Tech.eu solo nel primo semestre 2016 tra le startup del settore fashion tech sono stati raccolti oltre 440 milioni di euro; Deloitte, con uno studio condotto in UK, dice che il 41% della popolazione vorrebbe poter indossare capi di vestiario personalizzati e 1 su 4 sarebbe disposto a pagare fino al 20% in più.

Il successo del fashion tech è dimostrato oltre che da ricerche internazionali anche da svariati esempi italiani, tra i quali c’è Lanieri il primo eCommerce di abiti su misura maschili Made in Italy, che ha chiuso il 2016 con un aumento di fatturato del +200%.

L’azienda, fondata da Simone Maggi e Riccardo Schiavotto, ha ottenuto lo scorso settembre un nuovo round di finanziamento di 3 milioni di euro da parte di un pool di lanifici biellesi e si prepara ad affrontare la fase di scale up dopo un anno di crescita a ritmo serrato: 6 i nuovi atelier aperti in Europa negli ultimi dodici mesi, triplicati i clienti nel corso dell’anno (oggi sono oltre 6mila distribuiti in più di 50 Paesi nel mondo).

La digital transformation di un servizio storico come quello della sartoria tradizionale non è certo scontato, ma i dati dicono già che ad ogni acquisto effettuato offline corrispondono 1.5 ordini online

Da quando abbiamo fondato Lanieri – afferma Simone Maggi, CEO e Co-founder di Lanieriabbiamo avuto sempre ben chiari i risultati che volevamo ottenere e la crescita registrata nel 2016 ci ha dato la conferma di aver intrapreso la strada giusta, soprattutto vedendo il numero sempre crescente di persone che si avvicinano per la prima volta al mondo del su misura“.

Quali i punti di forza del vendere on line rispetto al vendere in sartoria tradizionale?

Digitalizzare un’eccellenza come quella della sartoria Made in Italy ci permette di semplificare estremamente il servizio, rendendolo più accessibile a livello geografico. Per molti infatti possedere un abito su misura realizzato con i migliori tessuti Made in Italy rappresenta un vero e proprio “sogno italiano” che può valere addirittura un viaggio, ma che resta un sogno per pochi. L’innovazione che portiamo avanti contribuirà alla diffusione delle nostre eccellenze tessili, apprezzate ovunque nel mondo, permettendo l’acquisto comodamente dal divano di casa di un abito personalizzato e realizzato sulle proprie misure ad un prezzo di un abito confezionato.
A queste considerazioni si aggiungono naturalmente i punti di forza che hanno portato alla massiccia diffusione dell’eCommerce in ogni settore: in primis la semplicità e la rapidità dell’acquisto, poi la comodità di poter acquistare a qualsiasi ora del giorno e della notte unita al fatto che online si possono trovare maggiori informazioni.

Quali gli impatti ad oggi più evidenti della digital transformation nel settore moda? Quali le opportunità da cogliere e quali i limiti che impediscono a PMI di accedere a tali opportunità?

Abbiamo da un lato il settore produttivo che attraverso la digitalizzazione dei processi potrebbe avvantaggiarsi incredibilmente e aumentare le quote di mercato. Lato cliente invece il fenomeno secondo me più impattante riguarda l’effetto showrooming. Le persone entrano in negozio, guardano i prodotti, ci pensano e comprano poi online per la comodità di non dover portare borse e per i prezzi più bassi. Un’opportunità da cogliere riguarda l’omnicanalità. Si parla spesso di questo tema, ma solo in pochi riescono a capirne le potenzialità e ad avvantaggiarsi di questo fenomeno. Parlare di omnicanalità significa dare al cliente un servizio a 360°. Lanieri nasce proprio da questo concetto, infatti ci definiamo un’azienda 100% omnichannel Made in Italy.
Il digitale ha offerto un’opportunità enorme alle aziende storiche di tessile italiano e l’innovazione sta contribuendo a creare un nuovo mercato. L’unico vero limite che impedisce alle PMI di sfruttare questa grande occasione è la diffidenza verso nuovi modelli distributivi o la mancanza di risorse da investire nello sviluppo di soluzioni innovative. Nel nostro caso è stato diverso, perché, grazie agli investimenti ricevuti dallo storica azienda Reda insieme a un pool di lanifici biellesi, possiamo dire di rappresentare un vero caso di open innovation nel settore.

Cosa servirebbe a livello nazionale per aiutare e incentivare la digital transformation del settore?

Servirebbero più figure specializzate nel digital. Questo non è un problema solo a livello italiano ma da noi si sente particolarmente. Manca la cultura di base al digitale e sicuramente mancano figure specializzate nel settore IT ad ogni livello. Sono convinto che ne gioverebbero anche i consumi e il mondo occupazionale. Le startup cercano in continuazione personale competente che non riescono a trovare, mentre ci sono altri settori che hanno un esubero di personale. L’Italia a due velocità rallenta la digital transformation in ogni settore.

Nel futuro sarà inevitabile una concentrazione, con poche piattaforme in grado di fare economie di scala su prodotti di massa. La forza del Made in Italy però si sta spostando sempre di più su alcune nicchie ed è su questo che Lanieri ha deciso di puntare: potendo realizzare un numero limitato di prodotti, garantire spedizioni gratuite e un’attenzione personalizzata sulle richieste del cliente sarà un fattore di successo sostenibile e difficilmente intaccabile dai big sul mercato.

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