Augmentated Mobility: quando le imprese si spostano sul mobile

Dal concetto di mobile enterprise si è passati a quello di ever-connected enterprise, un nuovo modello d’impresa dove device mobili, sensori IoT, piattaforme intelligenti, tecnologie AR/VR e persone distribuite sul territorio formano e alimentano una rete in grado di ampliare gli orizzonti applicativi e di aumentare il flusso delle informazioni dalle quali estrarre valore.

Secondo le ultime previsioni rilasciate da IDC, infatti, nel 2018 la spesa in mobility delle aziende di tutto il mondo arriverà ad assorbire fino al 50% dei budget IT. Contestualmente, questi budget subiranno sempre più pressioni dalle iniziative IoT via via che il confine tra i due mondi si assottiglierà.

Nel 2017 si prevede che il 25% delle organizzazioni IT inizierà a testare applicazioni aziendali di realtà aumentata da usare in abbinamento a dispositivi mobili come gli smartphone e i tablet. L’uso della realtà aumentata sui device mobili consentirà di innescare nuovi processi aziendali più efficienti così come di aumentare la sicurezza e la produttività dei lavoratori.

Entro il 2018 IDC prevede che il numero delle app mobili in uso nelle aziende di tutto il mondo raddoppierà, un trend questo dettato anche dalla spinta all’adozione di app mobili da parte delle linee di business.

Di questi temi abbiamo parlato con Gabriele Roberti, TLC research and consulting manager di IDC Italia e opening keynote speaker all’IDC Mobiz – Mobility of Everything Forum 2017 che si svolgerà a Milano il 21 marzo.

Nel rapporto si legge che entro il 2018 il numero delle app mobili in uso nelle aziende di tutto il mondo raddoppierà. Possiamo dunque dire che la notizia circolata e che torna ciclicamente sulla morte imminente delle app è falsa?

Il raddoppio delle enterprise mobile app entro il 2018 è legato a diversi fattori. Il primo è l’avanzamento delle imprese nel percorso di maturità riguardo la mobility: malgrado il numero medio di applicazioni rese disponibili in mobilità dalle imprese negli anni scorsi abbia segnato delle oscillazioni, fra il 2018 e il 2019 è prevista una transizione importante verso il mobile first, a discapito dell’approccio che prevede l’estensione delle funzionalità degli applicativi aziendali con un’interfaccia mobile.

Man mano che le aziende avanzano nel percorso di maturità migliorano le esperienze di creazione e gestione (in sicurezza) di applicazioni. Le mobile application development platform, inoltre, comprendono ormai tool di sviluppo che permettono anche alle LoB, e non solo all’IT, di sviluppare applicazioni in modo semplice.

In ultima analisi, guardando le entreprise mobile app e quindi ai processi aziendali resi accessibili e governabili in mobilità, il fenomeno è in continua crescita e, come detto, facilitato da nuovi strumenti di sviluppo.

Lo studio mette in guarda rispetto al livello delle sfide che l’IT dovrà affrontare in termini di gestione della complessità e della sicurezza. Come fronteggiare la cosa da parte delle aziende? Quali i limiti delle imprese italiane su questo fronte?

La gestione della complessità e della sicurezza sono sfide che caratterizzano il percorso di maturazione. Dai primi stadi, con approcci isolati, passando poi ad applicazioni profondamente integrate con i processi aziendali, emerge la necessità di soluzioni nativamente mobile e di sistemi per una gestione olistica del parco applicativo, dei device e dei contenuti. Per quanto riguarda la sicurezza, dati, app e device mobili devono essere trattati con policy che garantiscano gli stessi livelli di sicurezza di tutto il resto dell’infrastruttura. Ciò richiede una vista generale, che considera i mobile device come parte di un ecosistema variegato e complesso, che si estende fino agli oggetti connessi su diverse reti. Mentre le grandi imprese stanno già approcciando la tematica in questo modo, talvolta le PMI gestiscono i mobile device in modo separato e meno approfondito.

La mobility è centrale nella trasformazione dell’impresa e dei processi, e genera iniziative di digitalizzazione che arrivano al cuore del sistema informativo. Inoltre, con la continua moltiplicazione degli endpoint, con sensori sul territorio, macchine industriali connesse e mezzi in movimento, le strategie di Enterprise Mobility si estenderanno fino a tecniche di field network management evolute.

Quale potrebbe essere il ruolo della PA a supporto delle ever-connected enterprise?

Da qualche anno parliamo di digitalizzazione della PA. In un contesto del genere, l’importanza di una PA digitalizzata e mobile è duplice: in primo luogo una PA “mobile first” avrebbe impatti, come sulle imprese private, in termini di produttività, agilità e user experience, migliorando quello che potremmo chiamare il proprio core business. In secondo luogo semplificherebbe il rapporto con le imprese che devono, per forza di cose, interagire e collaborare con la PA. Un esempio, in tempi più o meno recenti, è quello della fattura digitale.

Quali i limiti delle realtà italiane rispetto ai cambiamenti che il rapporto va a delineare?

La dimensione media delle aziende italiane e la particolare conformazione dell’universo di imprese, poche grandi, molte medie, moltissime piccole o micro imprese, ha sempre caratterizzato la situazione italiana, con un’attenzione particolare ai device e meno al collegamento con i processi, portando a scontare, ad esempio rispetto alla media europea, un ritardo in termini di adozione di strategie di enterprise mobility strutturate e, quindi, sul percorso di maturità. Tuttavia, negli ultimi anni anche le PMI hanno iniziato a fare della mobility un utilizzo più strategico, ad interconnettere sistemi e sviluppare iniziative di impresa iper-connessa.

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