Blockchain per l’economia circolare, un’infrastruttura “sincera”

La blockchain, con la possibilità che offre di collegare l'operato di tutti gli attori della filiera, può fornire un importante contributo nella transizione all’economia circolare: sinergia industriale, sicurezza e trasparenza tra gli elementi, decisivi, abilitati da questa tecnologia

Per la transizione all’economia circolare è necessario che la catena di fornitura diventi trasparente, collaborativa, sicura. Se ogni sviluppo del digitale può aiutare questo passaggio, la possibilità di collegare l’operato di tutti gli attori della filiera è propria della blockchain.

Una tecnologia che abbiamo imparato a conoscere a proposito delle transazioni finanziarie e delle monete virtuali, ma che può avere delle applicazioni significativamente meno emissive e fautrici di sostenibilità in molti altri settori: dall’osservatorio Blockchain & Distributed Ledger 2021 emerge come l’utilizzo si stia spostando dallo sviluppo di piattaforme (trend molto in voga agli inizi) verso nuove applicazioni. L’Italia è nella top ten mondiale e il 60% della spesa del 2020 riguarda progetti operativi. Rimane in cima all’utilizzo il settore della finanza, seguito dall’agroalimentare, utility e PA.

Blockchain, agile e circolare per natura

Un registro decentralizzato e trasparente per tutti gli attori di una filiera è quello che serve per evitare lo spreco non solo di beni fisici, ma di capitale e risorse umane designati al controllo. La blockchain può ridisegnare il mondo della produzione e la catena del valore nella stessa direzione dell’economia circolare: il riutilizzo, la prevenzione dello spreco, la sinergia industriale. È in particolare su quest’ultimo punto che si concentrano diversi studi recenti dedicati alla blockchain. Se per abbattere lo spreco è necessario un rapporto agile e trasparente, fatto di transazioni e connessioni rapide tra fornitori, distributori, venditori, in quella che viene definita “simbiosi industriale”, il tracciamento di ogni passaggio fornito dalla blockchain attraverso i nodi e gli smart contracts può diventare risolutivo: è quello che è accaduto, racconta un caso di studio USA, durante la pandemia, quando la blockchain è riuscita a garantire i tre passi necessari per la fornitura di materiale di improvvisa necessità come dpi e strumenti medicali: localizzazione, agilità, digitalizzazione, tre concetti chiave di una supply chain d’emergenza. In molti paesi, la capacità di produzione in loco ha permesso di coordinarsi con le realtà vicine per sopperire alla domanda di beni grazie alla riconversione di moltissime aziende nel periodo più “caldo” della pandemia, l’agilità ha permesso un maggiore coordinamento tra fornitori e acquirenti per venire incontro alla crescita della domanda improvvisa, mentre la digitalizzazione ha permesso una maggiore comunicazione tra le parti, la possibilità di raggiungere risultati ottimali anche senza un’adeguata preparazione.

L’agilità, definita anche come una semplificazione delle procedure, è una caratteristica fondamentale anche al di là della pandemia: se tutti gli attori della filiera possono conoscerne tutti i passaggi in modo immediato e trasparente, il lavoro di ogni anello della catena produttiva risulterà più veloce, e questo potrebbe cambiare anche le dinamiche del mercato nel senso di una cosiddetta coopetition. La tecnologia blockchain può infatti venire incontro ai modelli sostenibili di product stewardship e di EPR (responsabilità estesa del produttore) facilitando il dialogo tra le parti, il controllo di qualità, l’assegnazione di responsabilità, limitando effetti come la concorrenza sleale o l’oscillazione eccessiva dei prezzi. Non più competizione, quindi, ma sinergia collaborativa.

La sicurezza

La sicurezza e la trasparenza della piattaforma blockchain derivano dal fatto che tutte le informazioni sui beni sono archiviate su un “registro” distribuito. L’accesso alle informazioni consente ai partecipanti di scambiare e convalidare informazioni su offerta, domanda, specifiche, prezzi. In sintesi, i partecipanti alla piattaforma blockchain possono beneficiare delle varie informazioni utilizzabili che consentono una pianificazione efficiente della catena di approvvigionamento: la blockchain si rivela così una risorsa incredibilmente utile per il riciclo dei rifiuti, il punto della catena del valore in cui si riscontrano più spesso illeciti.

Il tema della sicurezza è particolarmente sentito nell’industria agroalimentare, dove il valore delle frodi su scala globale nel 2019 ha toccato i 2.500 milioni l’anno, con 4500 contestazioni solo in Italia. Tracciare tutta la fornitura di ogni singolo prodotto in modo che sia trasparente e leggibile non solo per gli stakeholder, ma anche per i consumatori, potrebbe prevenire manomissioni delle etichette e in generale le falsificazioni, che rappresentano, secondo il report della Commissione europea sulle frodi alimentari, la maggior parte delle segnalazioni riscontrate nel 2019.

Pensiamo ai rischi alimentari, a tutte le volte che per diversi motivi un prodotto deve essere ritirato dal mercato: come sottolinea il dossier How blockchain can be used across value chains to achieve sustainability di Deloitte, per una supply chain tradizionale sarebbe una lotta contro il tempo, che provocherebbe lo spreco di enormi quantità di prodotti non dannosi insieme a quelli da scartare. L’accesso ai dati, la tracciabilità end-to-end resi disponibili utilizzando Blockchain consentirebbe di ridurre enormemente l’impatto di un richiamo, rivelando lo stato, la provenienza e la posizione in tempo reale di qualsiasi lotto i cui dati sono stati caricati sul registro.

In collaborazione con tutte le altre tecnologie (sensori, NFC tag, IoT) al servizio della circolarità, la blockchain può ridurre lo spreco dovuto agli attuali sistemi di pianificazione, prelievo, spedizione e acquisto spesso non sufficientemente strategici né basati sui dati. Può servire a monitorare in modo più rigoroso i modelli di acquisto, il ciclo di vita di un prodotto e fornire dati più approfonditi in tempo reale. Un’applicazione di enorme utilità per gli operatori della ristorazione che possono così ridurre gli sprechi alimentari.

Applicazioni pratiche

Delle 1.242 iniziative censite dal 2016 al 2020 in Italia e tra i 508 progetti concreti messi in campo, c’è l’operato di WiiseChain che si occupa di certificazioni di valore nell’ambito dell’agroalimentare tramite blockchain, fornendo agli operatori della filiera, ma anche ai consumatori, registri con dati e informazioni consultabili e non modificabili sui prodotti.

A sposare l’idea dello scarto come risorsa agganciandolo alla tecnologia blockchain è in Italia la startup Sfridoo, che vanta tra i suoi numerosi progetti il recupero del materiale di rifiuto da diversi settori (edilizia, tech, cespiti aziendali) per la creazione di valore e di risparmio. Recupero dei rifiuti, smaltimento sostenibile e trasformazione dello scarto in materia prima sono stati possibili grazie all’utilizzo della blockchain: sono infatti tutte attività che necessitano della verifica dei dati di provenienza, qualità, quantità del materiale di scarto. Poter contare su un attraversamento di dati sicuro, crittografato, certificato e non modificabile è più facile al fine di costruire la simbiosi industriale tra partner internazionali per il recupero delle materie prime seconde. In questo senso, l’esistenza della blockchain permette anche una sorta di “selezione naturale” tra imprese partner sulla base della compliance nazionale.

Il lotto di materie prime o seconde viene validato dall’azienda sulla piattaforma con tutti i dati del materiale e indicazioni sulla misurazione degli stessi, le informazioni possono essere viste da tutti gli acquirenti internazionali che possono fare le proprie offerte. Una volta individuato il più conveniente, la destinazione viene tracciata su blockchain e viene affisso un sigillo tracciante sul lotto spedito. La consegna, una volta effettuata, viene validata su Blockchain dal ricevente che così sblocca una transazione economica tracciata e sicura.

Un altro caso italiano particolarmente interessante riguarda l’industria della moda, ed è un progetto ideato di recente da Pinko, tramite Temera, azienda specializzata in soluzioni IT per il fashion: si tratta di riciclo creativo certificato tramite blockchain di una nuova collezione, Reimagine, che dona nuova vita a capi di collezioni precedenti o pezzi d’archivio tramite etichette NFC (chip) tramite le quali il cliente può risalire a tutto il ciclo di vita del prodotto e che – grazie alla validazione della piattaforma – servono anche da attestato di veridicità e conformità del marchio. I “blocchi” di informazioni contengono dati sulle materie impiegate, sulle ore di lavorazione e sui diversi passaggi necessari per arrivare al prodotto finito.

Sigilli traccianti, transazioni sicure, QR code sono strumenti della blockchain in grado di rendere possibili anche tutte le altre tecnologie presenti nel mercato dell’economia circolare, semplificandone la transizione.

Facebook Comments

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here