Smart AgriFood: “Raccogliamo i frutti dell’innovazione digitale”

Succosi i dati 2021 dell’Osservatorio Smart AgriFood, commentati dalla direttrice Chiara Corbo

Dove si posa l’occhio dell’Osservatorio Smart AgriFood? Innovazioni digitali nella filiera agricola e agroalimentare, dall’agricoltura 4.0 alla tracciabilità alimentare in digitale: ecco il suo focus, analizzato attraverso report, infografiche ed eventi.

Con l’obiettivo di diventare il punto di riferimento in Italia per comprendere questa evoluzione – unificando le principali competenze necessarie: economico-gestionali, tecnologiche, agronomiche – e veicolare i risultati ai decision maker, l’Osservatorio – condotto dalla School of Management del Politecnico di Milano e dal Laboratorio RISE (Research & Innovation for Smart Enterprises) dell’Università degli Studi di Brescia – crea occasioni di incontro e di confronto tra gli stakeholder per promuovere il dialogo e fare cultura di settore.

Gli ultimi dati, relativi al 2021 e diffusi dopo il recente convegno “Smart AgriFood: raccogliamo i frutti dell’innovazione digitale”, restituiscono una sorprendente – nonostante la crisi Covid-19 – crescita dell’agricoltura digitale, con un fatturato complessivo passato dai 540 milioni di euro del primo semestre del 2020, a 1,3 miliardi a fine 2020, fino ad arrivare a 1,6 miliardi nel 2021 (+23%). L’ascesa è stata guidata dalla spesa per macchine e attrezzature agricole “nativamente” connesse, pari al 47% del mercato e in aumento del 17%, seguita da quella per sistemi di monitoraggio e controllo applicabili a mezzi e attrezzature agricole post-vendita (35%). I settori agricoli nazionali in cui l’agritech è più applicato risultano in primis il cerealicolo, seguìto da leguminose, vitivinicolo, foraggere.

Incremento anche per la superficie coltivata con strumenti di agricoltura 4.0 da parte delle aziende agricole, che nel 2021 ha toccato il 6% del totale, il doppio dell’anno precedente. Il 60% degli agricoltori italiani utilizza almeno una soluzione 4.0, +4% rispetto al 2020, e oltre quattro su dieci ne utilizzano almeno due, in particolare software gestionali e sistemi di monitoraggio e controllo delle macchine. Parallelamente, si è alzata l’attenzione ai sistemi di analisi dei dati e supporto delle decisioni, confermata dal 26% di aziende agricole che prevede investimenti in questo ambito per il prossimo futuro.

La crescita del mercato è trainata dagli incentivi, in particolare dalle agevolazioni dei Programmi di Sviluppo Rurale e dal Piano transizione 4.0: tre quarti delle aziende agricole hanno impiegato almeno un incentivo di agricoltura 4.0 e l’84% sostiene che abbiano avuto un impatto determinante sulle scelte di investimento, consentendo di anticiparli (per il 44% delle aziende), di investire in più soluzioni (20%) o in una soluzione più costosa (20%). Rovescio della medaglia è il solito eccesso di burocrazia, che è nel dna statale e la non sempre centrata freccia rispetto al bersaglio delle reali esigenze delle aziende agricole.

«Sempre di più – afferma Andrea Bacchetti, direttore dell’Osservatorio Smart AgriFood – gli attori della filiera agroalimentare riconoscono le opportunità ed i benefici dell’innovazione digitale che oggi rappresenta una leva strategica per la resilienza e la competitività del settore; lo certifica l’importante crescita del mercato e della superficie coltivata con strumenti di agricoltura 4.0, sostenute certamente dagli incentivi fiscali legati al credito d’imposta, che, in particolare, hanno contribuito al rinnovo del parco macchine, ma avrebbero potuto avere un impatto ancora maggiore se fossero stati pensati specificatamente per il settore agricolo. La smart agrifood ha compiuto molta strada, ma molta ne resta da percorrere, a cominciare dalla necessità di aumentare la superficie coltivata con pratiche 4.0 e il ricorso ad applicazioni che integrino i diversi stadi della catena del valore».

«Sempre più centrale sarà il ruolo dei dati – aggiunge Chiara Corbo, direttrice dell’Osservatorio Smart AgriFood – e la loro valorizzazione lungo tutta la filiera. E, del resto, l’indagine sui consumatori finali conferma che gli italiani sono sempre più attenti alla tracciabilità e alle caratteristiche di ciò che mettono nel piatto. In questa linea, il settore agroalimentare continua a guardare con forte interesse alle tecnologie blockchain; ma sarà necessario incrementare la cultura digitale e la fiducia nelle potenzialità delle tecnologie. Oggi, infatti, solo una minoranza degli italiani impiega in modo sistematico strumenti digitali per informarsi su ciò che acquista e meno della metà di quelli che conoscono la blockchain hanno fiducia nelle sue potenzialità per la sicurezza. Una situazione che non deve scoraggiare le aziende del settore agrifood nell’adozione di questi strumenti, ma guidare scelte consapevoli sulla selezione delle soluzioni da utilizzare a seconda del pubblico, degli obiettivi e del prodotto». Il settore guarda con forte interesse alle tecnologie blockchain & distributed ledger, soprattutto per obiettivi di marketing e comunicazione: l’agrifood è il quarto settore per adozione di questa tecnologia nei progetti internazionali; in Italia, però, solo il 6% i consumatori ne ha già sentito parlare, mentre il 60% non ne ha cognizione.

Per colmare queste lacune ancora notevoli quali sono le previsioni? Risponde ancora Corbo: «Serviranno tempo e strumenti di informazione, ma ad oggi questo tipo di previsione non è una stima possibile. Certo è che la consapevolezza sull’importanza del digitale aumenta sempre di più, in tutta la filiera: non solo è aumentata la quota di superficie coltivata con tecnologie 4.0, raddoppiata rispetto allo scorso anno, ma anche la percentuale di agricoltori – decisamente in crescita – che dichiara di avere intenzione di investire nei prossimi tre anni in soluzioni basate, ad esempio, sui dati come i sistemi di supporto alle decisioni (26%). Altro esempio è la tracciabilità alimentare, che può garantire maggiore trasparenza e coordinamento tra gli attori della supply chain. Dal punto di vista del consumatore, è chiaro che stiamo parlando di tecnologie molto innovative e che necessitano del giusto tempo per poter essere comprese pienamente. Il problema, a mio avviso, non è tanto la non conoscenza del consumatore, quanto il fatto che diverse aziende del settore alimentare hanno puntato ad alcune tecnologie – in particolare la blockchain – per ragioni commerciali e di marketing, come dimostrano i nostri dati, mentre è sempre più chiaro che le potenzialità di questa tecnologia sono anche altre (es. efficienza complessiva della filiera). In generale, il digitale offre grandi opportunità alle aziende per comunicare al consumatore le informazioni sul prodotto, e “coinvolgerlo” sul tema della tracciabilità, ma sarà necessario da un lato concentrarsi sulle informazioni più rilevanti per il consumatore stesso (che si dimostra davvero interessato a conoscere le caratteristiche del prodotto), dall’altro riflettere bene su quale sia lo strumento più adatto alla tipologia di cliente e prodotto».

La tracciabilità, infatti, è uno degli ambiti in cui le aziende stanno maggiormente utilizzando il digitale: secondo l’indagine dell’Osservatorio, oltre metà degli italiani (53%) ricerca sempre o spesso informazioni legate alla tracciabilità del cibo, riferendosi principalmente ai siti internet (il QR Code copre il 13%, ancora poco diffusi strumenti come NFC e realtà aumentata); il 35% lo fa ogni tanto e soltanto il 12% non è interessato. C’è attenzione, in particolare, per la provenienza geografica, tanto che l’italianità del marchio e l’origine della materia prima sono i fattori che maggiormente influenzano l’acquisto.

In aumento anche le startup dello smart agrifood, così come i finanziamenti raccolti; Nel 2021 le oltre 750 imprese censite a livello globale hanno totalizzato oltre 15 miliardi di dollari di raccolta. Oltre il 60% delle startup è distribuito tra Nord America e Europa, ma la maggioranza dei finanziamenti è erogata in Asia, in particolare in Cina (per la forte diffusione dell’eCommerce), con un importante ruolo di Paesi come gli Emirati Arabi, Singapore e Arabia Saudita, per l’attenzione alla food security e all’autosufficienza per la produzione di prodotti agroalimentari. L’Italia è tra i primi 10 Paesi per numero di startup, ma incide meno dell’1% sui finanziamenti ricevuti.

Le startup internazionali nello smart agrifood si rivolgono principalmente ai due estremi della filiera agroalimentare: ai consumatori – con servizi di eCommerce o applicazioni/servizi per informazioni sulla tracciabilità dei prodotti o sullo stato di conservazione e freschezza – e alle aziende agricole, con soluzioni di agricoltura 4.0 per la mappatura e il monitoraggio da remoto delle coltivazioni o delle macchine agricole, e per la gestione d’impresa; calamitano sempre di più i sistemi di Indoor Vertical Farming e per la gestione delle eccedenze alimentari.

Interessante ed incoraggiante è tale attenzione per le fattorie verticali e, soprattutto, per il contenimento degli sprechi, aspetto che, in questi tempi incerti, risulta particolarmente sentito. «In particolare attraverso l’analisi delle startup – conferma Corbo abbiamo identificato alcuni modelli di business e di innovazione particolarmente interessati rispetto all’applicazione del digitale per la gestione delle eccedenze alimentari. Ad esempio, realtà che utilizzano l’eCommerce per intervenire sull’ultimo nodo della filiera: emergono, infatti, diversi servizi volti a recuperare eccedenze o prodotti agroalimentari invenduti presso i punti di distribuzione, per poterli vendere a prezzi agevolati tramite vetrine online e consegna a domicilio. Si evidenziano in questo senso startup come l’italiana Babaco Market, che ha raccolto 2,3 milioni di dollari di finanziamenti, e Eat Grim dalla Danimarca (421,4 mila dollari raccolti). Meno numerose come “presenza”, ma comunque molto interessanti, anche startup che si occupano di sistemi di gestione eccedenze e sprechi (quindi no eCommerce) attraverso il digitale. Per citare due esempi: 

    1. https://de-waste.com/ —> Portale online per lo scambio di prodotti agricoli tra attori della filiera, in modo che non vadano sprecati e
    2. https://senoptica.com/ —> Packaging intelligente per monitorare lo stato dei prodotti e ridurne lo spreco

Il tema del food waste è precipuo oggetto di studio dei colleghi dell’Osservatorio Food Sustainability, che si occupano, appunto, in modo molto specifico di innovazione per la riduzione degli sprechi alimentari». Lanciato nel 2017 dalla School of Management del Politecnico di Milano, l’Osservatorio Food Sustainability sta attualmente concentrando la ricerca sulla mappatura e l’analisi approfondita delle pratiche e dei modelli di business innovativi per la sostenibilità nel sistema agroalimentare, con particolare attenzione a modelli di produzione e consumo agroalimentare improntati alla circolarità e modelli di filiera corta più sostenibili e inclusivi.

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