Digital transformation e settore bancario: a che punto siamo?

Entro il 2020 le principali tecnologie identificate come disruptive, come blockchain, cognitive computing e software robot, saranno in uso presso il 50% delle banche di tutto il mondo, accelerando il processo di trasformazione digitale di questi innovatori del 30%. Queste alcune anticipazioni IDC in vista di IDC Banking Forum 2017, il più importante appuntamento in Italia per l’innovazione tecnologica e digitale in ambito bancario in programma per il 14 febbraio a Milano.

Per cogliere appieno le opportunità del digitale le banche dovranno essere in grado di creare nuove catene del valore integrando le competenze degli operatori FinTech per continuare a recitare ruoli di primo piano in un mercato aperto.

Ne abbiamo parlato con Fabio Rizzotto, senior research & consulting director di IDC Italia e chairman dell’evento.

Il 95% delle banche di tutto il mondo ha già in atto un processo e una strategia di digital transformation al proprio interno secondo IDC. Quale la situazione italiana ed europea? Quali le condizioni che favoriscono la digital transformation?

Fabio Rizzotto, senior research & consulting director di IDC Italia.

Anche le banche Europee e Italiane sentono l’urgenza del rinnovamento e della trasformazione digitale, in linea con le direzioni tracciate da IDC a livello mondiale e nel quadro di meccanismi socioeconomici, volatilità e rischi globali. A impattare diversamente sul settore in Italia sono le caratteristiche strutturali del settore, la congiuntura piuttosto che alcuni aspetti del quadro normativo, fattori che in alcuni ambiti agiscono da driver per l’accelerazione digitale, in altri contesti possono agire da inhibitors a cambiamenti più profondi. Rimane, in generale secondo IDC, un orientamento in Italia che pone particolare attenzione la ricerca dell’innovazione attraverso la sfera del Customer Engagement, elemento fondamentale anche secondo IDC dei percorsi di innovazione. Tuttavia capitalizzare, rendere pervasiva la trasformazione a livello organizzativo richiederà maggiori sforzi nella direzione di un nuovo ruolo delle banche nell’ecosistema di riferimento, lo sviluppo di nuove competenze e di una cultura dell’innovazione digitale, la capacità di innovare facendo leva su integrazione e incorporazione di modelli e tecnologie innovative nei processi aziendali. 

Quanto blockchain potrà rappresentare un rischio e quanto invece una opportunità per le banche?

Blockchain è senza dubbio un paradigma dalle grandi potenzialità per il settore, collocato da IDC tra le tecnologie “disruptive”. E un’opportunità nella misura in cui si pone come fattore di velocizzazione, semplificazione, efficienza, disintermediazione di una serie di processi spesso non direttamente visibili al cosiddetto “front-end” ma a forte impatto sugli equilibri e sul funzionamento dell’interno sistema. Dai pagamenti al trade finance, ai rapporti tra banche e altri attori dell’ecosistema pubblico e privato, gli spazi di ottimizzazione che l’automazione introdurrebbe si ritiene possano dare un’accelerazione sensibile all’innovazione digitale. Come ogni nuovo paradigma, alcune delle stesse premesse possono presentarsi come rischi o fattori non ancora misurabili in termini di impatto: latenza, rischi di performance, scalabilità, affidabilità, assorbimento di risorse IT sono alcuni degli elementi più sensibili. Occorrerà, a maggior ragione su un tema dai contorni così ampi, molto lavoro di squadra, peraltro già in corso tra attori privati e pubblici, consorzi, enti e istituzioni interessate.

Come si configurerà la banca del futuro?

Sarà un futuro probabilmente dalle molte facce, a seconda di come si delineano i percorsi di trasformazione e di digital banking, e del ruolo che attori esistenti e nuovi avranno. Più ampio sarà l’ecosistema (dalle filiali fino alle ramificazioni lontane e profonde dei sistemi di pagamento, per fare un esempio), maggiori saranno le possibili configurazioni. Il digitale giocherà indubbiamente un ruolo significativo rispetto alla capacità di saper vincere la sfida dell’acquisizione di nuovi clienti, della vendita di servizi, del supporto tramite nuovi canali, anche tramite sistemi automatici, intelligenti, “cognitive”. Parte delle logiche che regolano la costruzione della fiducia si sposterà su questi piani, o quantomeno la customer experience. Tuttavia il rapporto umano farà sempre la differenza rispetto sia alla capacità di disegnare e implementare nuove soluzioni, sia nel rapporto con il cliente che per molti segmenti di utenza rimane cruciale, così come il modello evolutivo delle attuali “filiali”. L’innovazione inoltre dei sistemi di pagamento e dei canali di gestione delle transazioni, con nuovi attori che rivoluzionano i precedenti equilibri nel quadro a volte incerto dell’evoluzione normativa, sono ulteriori aspetti che condizioneranno il disegno futuro.

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