Smart City: il primo passo è avere una Vision

Le Smart City rappresentano inevitabilmente uno spazio strategico in cui la Digital Transformation ha un ruolo chiave e dove imprese, pubblica amministrazione e cittadino si trovano a ridefinire i propri ruoli e relazioni. Ma come sviluppare una Smart City di successo? Di certo è necessario tener conto della vision, cioè del modello di città intelligente che si vuole perseguire perché sia substrato spaziale e fattore abilitante socio-economico per la Digital Transformation.

E proprio su questa dimensione di analisi di una Smart City che si è lavorato con Maurizio Carta, Presidente della Scuola Politecnica dell’Università di Palermo, nella ricerca Smart City: quali impatti sulle città del futuro?, condotta dal Digital Transformation Institute, in collaborazione con CISCO.

È necessaria una visione strategica capace di generare, da un punto di vista economico, un unico modello di sostenibilità e cooperazione tra pubblico, privato e società civile; da un punto di vista socio-culturale, un modello di dialogo con i cittadini e le loro reali esigenze; da un punto di vista culturale, una nuova modalità di rapporto insediativo e funzionale delle comunità con la città.

In quest’ottica, un’agenda di governo nazionale e locale per le Smart City italiane deve non solo incentivare l’utilizzo delle ICT, ma soprattutto creare le condizioni per:

  • rendere l’amministrazione pubblica facilmente accessibile per chiunque in ogni momento e da ogni luogo;
  • incrementare e diffondere sensori e attuatori in grado di comprendere in tempo reale i problemi e consentire una soluzione adeguata e tempestiva;
  • offrire spazi e servizi pubblici per usi e utilizzatori differenti nell’arco della giornata per minimizzare i costi di gestione e massimizzare l’efficienza;
  • convogliare l’energia partecipativa dei cittadini verso un welfare distribuito e di prossimità;
  • agevolare i partenariati pubblico-privato per la realizzazione di interventi di efficienza energetica, di mobilità sostenibile, di sicurezza degli edifici e di qualità dell’ambiente;
  • agevolare la nascita e la crescita a livello di quartiere della micro-produzione e della fabbricazione digitale come nuove opportunità di lavoro;
  • realizzare un ecosistema creativo a partire dal tessuto di scuole, di università, di musei e di centri culturali che diventino incubatori di idee, di progetti e di imprese innovative rafforzando il rapporto educazione-ricerca-lavoro.

All’interno del panorama descritto e nel processo di definizione della vision comune, la PA potrà giocare un ruolo fondamentale ponendosi come punto di raccordo tra i cittadini e privati. Una PA che, seppur con un ruolo di primo piano, non andrà caricata di oneri e identificata come unica portatrice d’innovazione. Una visione di sistema potrà essere raggiunta, infatti, soltanto se ci sarà collaborazione tra PA, privati e cittadini e se ognuna di queste entità potranno essere coinvolta sin dalle prime fasi.

In questo contesto, appare importante il superamento di una burocrazia lenta e farraginosa che spesso pone delle barriere in entrata e vanifica gli sforzi in fase di esecuzione e l’avvio di un processo di semplificazione che ponga le basi per un corretto sviluppo delle Smart City e garantisca una più fluida interconnessione tra i diversi attori del settore.

Il coinvolgimento delle comunità socio-economiche, inoltre, è un elemento essenziale da attivare attraverso azioni collaborative, l’accessibilità alle informazioni utili alla governance urbana, l’interoperabilità degli applicativi esistenti, nonché la definizione di sensori adatti al grado di sensibilità della città. In particolare, dovrebbero essere incentivate:

  • la costruzione partecipata di una visione di sistema;
  • la conoscenza e diffusione di finalità e buone pratiche dentro la PA;
  • il coinvolgimento attraverso premialità della cittadinanza nell’uso delle pratiche ad alto tasso di innovazione digitale;
  • la capacità di includere tutti i cittadini nei processi di innovazione.

Per una Smart City di nuova generazione, quindi, serve una vision che valorizzi il capitale umano, sociale, intellettuale, emotivo dei suoi cittadini attraverso un rapporto biunivoco che consenta da un lato di fornire informazioni, semplificare le vite, ridurre il consumo di risorse e gli impatti ambientali e dall’altro di raccogliere suggestioni, soluzioni, proposte volte ad ottimizzarne il funzionamento e a qualificarne lo spazio.

Una vision che distrugga positivamente l’inerzia dei comportamenti che frenano l’innovazione e sostituisca ad un modello di sviluppo urbano insostenibile basato sulla rendita e sulla spesa pubblica un modello basato sulla capacità di generare nuovo valore, coinvolgendo amministratori e cittadini, esperti e imprenditori, istituzioni e associazioni attraverso una etica della convenienza che alimenti un nuovo patto sociale.

Una vision che renda la Smart City piattaforma abilitante della trasformazione digitale e non solo il campo di applicazione delle tecnologie abilitanti.

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