“Se tu hai una mela, e io ho una mela, e ce le scambiamo, allora tu ed io abbiamo sempre una mela ciascuno. Ma se tu hai un’idea, ed io ho un’idea, e ce le scambiamo, allora abbiamo entrambi due idee”. È citando Bernard Shaw che Enzo Risso, Direttore Scientifico di SWG e docente di sociologia dei processi culturali e comunicativi presso l’Università degli Studi di Genova, sintetizza quanto per lui possa essere significativo il coinvolgimento di SWG nel lavoro portato avanti insieme al Digital Transformation Institute e di come questa collaborazione sia senza dubbio un’esperienza di arricchimento.
SWG ha, infatti, deciso di supportare come founding partner il Digital Transformation Institute “innanzitutto per partecipare al cambio di paradigma che implica la digital transformation; per aprire il più possibile l’azienda alle nuove sfide e alla contaminazione con le esperienze dei diversi settori; per instillare la cura e l’attenzione ai percorsi d’innovazione nella relazione con clienti; per costruire nuovi strumenti di ricerca e nuove metodologie di analisi che permettano di cogliere i mutamenti in corso e gli effetti di tali cambiamenti sia dal lato del consumer-prosumer, sia dal lato dell’impresa”.
Secondo Risso sono questi i principali motivi che hanno spinto SWG a essere founding partner del Digital Transformation Institute. Una partnership che sicuramente aiuterà a delineare più chiaramente i diversi aspetti della digital transformation. Secondo Risso, infatti, all’interno di una struttura come SWG, la digital transformation può essere intesa come:
- costruzione di una metodologia innovativa (motivational big data). Essa unisce l’analisi dei dati di consumo in un settore o in una città e di un’impresa con l’analisi delle persone, con le loro motivazioni (che cosa li spinge a fare determinate azioni e a scegliere determinati prodotti). Un big data evoluto che non solo analizza i comportamenti messi in essere dalle persone, ma le motivazioni, i valori, le sindromi di acquisto che sovraintendono le scelte. Un sistema fortemente proiettivo che cerca di analizzare le tendenze future mixando le cose che le persone fanno con quello cui aspirano e che sognano.
- innovazione degli strumenti di ricerca sempre più integrati nell’universo digital che portano non solo alla realizzazione di indagini quantitative e focus on line, ma alla creazione di una propria community profilata in rete, con il conseguente sviluppo di strumenti di osservazione etnografica dentro e fuori la rete, e con la strutturazione di analisi sui contenuti e delle immagini che circolano nel web.
- un nuovo modello di analisi del consumatore, il consumer affinity model, che individua le affinità ricercate dalle persone nei processi di acquisto, le sindromi che sovraintendono la scelta, le community of sentiment in cui si raggruppano le persone, nonché gli archetipi narrativi necessari per entrare in connessione con il consumatore. Un modello che consente di individuare sia il brand profile narrato di un’impresa, sia il sense providing dell’impresa nel contesto, sia il rating delle performance relazionali tra impresa e consumatori e imprese e stakeholder.
- strutturazione di un nuovo modello di analisi del clima interno alle imprese, individuando le mappe del clima psicologico, dei livelli di engagement, dell’employee ownership, dell’organizational citizenship, della misurazione della forza del legame al brand e della cultura aziendale, dei livelli di commitment, del clima comunicazionale e della giustizia organizzativa e motivazionale.
Se per SWG la Digital Transformation può assumere diversi significati, per le imprese italiane rappresenta senza dubbio una sfida che si gioca su più piani: “su quello della gestione delle risorse umane; sul terreno della relazione innovata e calda con il cliente; sul campo della trasformazione dei processi produttivi; sul complicato terreno della trasformazione del management e sulla capacità di cogliere le esigenze sempre cangianti dei consumatori..”
Ritornando al settore della ricerca, la Digital Transformation ha senza dubbio stimolato un processo di innovazione dei modelli per rispondere alla necessità delle imprese di sintonizzarsi sui nuovi bisogni (diversi rispetto a mercati tradizionali).
“La nuova dimensione digitale, i social network e la iper-connettività hanno modificato le forme della vita quotidiana, hanno generato nuovi modelli di business, ma soprattutto hanno creato nuove modalità relazionali Brand-Consumer”. Si fa riferimento, in questo caso, a modelli emergenti che sono caratterizzati da forme “liquide” e che implicano una vision e un approccio basato sul cliente, un modello che supera la classica e ormai logora modalità organizzativa per “silos”, per entrare in framework operativi snelli e flessibili, con nuove competenze vigili sulle dinamiche emergenti dagli universi digitali e attente all’impatto che queste hanno sulla vita del consumatore e sulle tante nicchie che creano.
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