Agricoltura e digitale per Zero Carbon: intervista a Herbert Dorfman

Già a dicembre 2019, con una specifica comunicazione che poneva le basi per affrontare i problemi legati al cambiamento climatico e all’ambiente, la Commissione europea aveva dato un segnale chiaro rispetto al voler attuare un Green Deal che potesse abbracciare tutti i settori, e in particolare l’agricoltura.

L’emergenza COVID – spiega Herbert Dorfman, parlamentare europeo membro PPE della Commissione agricoltura e sviluppo ruraleha mostrato non solo come l’agricoltura rappresenti un settore strategico, ma anche come sia indispensabile garantire la produzione agricola in un quadro di sostenibilità non solo ambientale ma anche economica e sociale”.

Diversi sono, infatti, gli atti legislativi ai quali la UE sta lavorando con l’obiettivo zero carbon, per diventare il primo continente ad emissioni zero entro il 2050: la “legge europea sul clima”, la strategia sulla biodiversità per il 2030, la nuova strategia industriale, il piano d’azione sull’economia circolare, e la strategia “dal produttore al consumatore” per una politica alimentare sostenibile.

Qual è il ruolo del digitale nel trasformare l’agricoltura in agricoltura sostenibile?

Il digitale consente di intervenire in agricoltura in modo preciso su specifici problemi. Ed è quello che serve non solo a minimizzare, per esempio, l’uso di sostanze inquinanti producendo un impatto ambientale minore, ma anche a ottimizzare le risorse consumate per rendere economicamente e socialmente più sostenibili le produzioni. Individuare un problema o un limite in modo esatto e poter incidere solo su quello è ciò che serve, e il digitale lo rende possibile. Se pensiamo all’agricoltura di precisione, che è già realtà per molte imprese, a prescindere dalla loro dimensione, vediamo come la combinazione dell’uso della rilevazione di dati satellitari con macchinari dotati di sensoristica IoT è possibile intervenire sia in termini di fertilizzazione che di irrigazione in modo davvero mirato. Senza sprechi, nel rispetto dell’ambiente.

Quali i limiti e le sfide più importanti per la sostenibilità digitale in agricoltura?

Tra i limiti più importanti c’è sicuramente quello infrastrutturale per le zone rurali, dove è urgente intervenire portando la banda ultra larga o 5G, che sono tecnologie abilitanti per la trasformazione digitale delle aziende. Inoltre occorre incidere sul settore ricerca e sviluppo, tanto che nella più recente programmazione siamo riusciti a far alzare la quota di investimenti in ricerca e innovazione in agricoltura dai 4 miliardi in 7 anni ai 10 miliardi attuali.

Quale il ruolo della PAC rispetto all’innovazione e al Green Deal?

La nuova PAC entrerà in vigore presumibilmente nel 2022 (la data dipenderà anche dalla durata del periodo transitorio) e prevede che almeno il 40% del suo bilancio contribuisca all’azione per il clima. Una parte significativa di risorse, oltre che alla sostenibilità, è dedicata proprio all’innovazione, quale strumento utile a raggiungere i goal di Agenda 2030. Abbiamo lavorato per far sì che le risorse finanziarie siano invariate rispetto al settennato precedente nell’ambito del Quadro Finanziario Pluriannuale e potremo contare su ulteriori 15 miliardi per lo sviluppo rurale attraverso lo strumento Next Generation EU, se questa proposta verrà avallata dagli Stati membri nelle prossime settimane. Questa cifra ci consentirà di supportare le aziende nella scelta di tecnologie digitali utili a migliorare la qualità dei prodotti, rispettando l’ambiente e incentivando la diminuzione dello spreco alimentare. Gli Stati membri, tramite i Piani Strategici, dovranno guidare gli agricoltori, per esempio, a ridurre l’uso di prodotti fitosanitari, di fertilizzanti e antibiotici, anche al fine di ripristinare e tutelare la biodiversità. Oltre a questo si dovranno incentivare le coltivazioni biologiche, mettendo in campo metodi di produzione sostenibili e a minor impatto ambientale.

Quali le misure anticrisi al momento oggetto di valutazione che potranno aiutare le imprese agricole?

L’emergenza Coronavirus ha colpito le aziende in modo differente, mettendo in difficoltà in particolare le attività legate alla ristorazione, dove si è praticamente azzerato il livello della richiesta. Tra queste sicuramente le aziende vitivinicole, le produttrici di patate fritte e di alcuni ortaggi consumati prevalentemente nei ristoranti. Per queste abbiamo chiesto un aiuto economico nel breve periodo che ne possa garantire la sopravvivenza, mentre nel medio e lungo periodo abbiamo immaginato l’introduzione di tecnologie digitali che possano anche mitigare alcune nuove difficoltà che i produttori agricoli incontrano, come quelle dovute al cambiamento climatico. Avremo bisogno, per esempio, di piante più resistenti alla siccità in alcune zone dell’Unione o di piante che possano sopravvivere in condizioni metereologiche cambiate in questi anni. Inoltre, è già presente nella strategia comunitaria “dal produttore al consumatore” il supporto ad un consumo alimentare sostenibile e la promozione di alimenti sani a prezzi accessibili per tutti. Sostenibilità e innovazione saranno pertanto i due pilastri dell’agricoltura, anche nel cosiddetto “new normal”.

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