Intelligente, connessa, elettrica e condivisa. Le parole che contraddistinguono la mobilità saranno prioritariamente queste, anche se la pandemia COVID-19 ha lasciano il segno anche in questo settore.
“Con l’emergenza sanitaria – afferma Simone Franzò, direttore dell’Osservatorio Smart Mobility dell’Energy&Strategy Group della School of Management del Politecnico di Milano – si è verificata una significativa riduzione delle immatricolazioni di autovetture, ma una crescita di quelle di auto elettriche. Ad esempio, in Europa sono state immatricolate oltre 5 milioni di autovetture nel primo semestre del 2020 (-39% rispetto al primo semestre 2019), mentre quelle di auto elettriche (includendo BEV e PHEV) hanno pesato per quasi l’8% del totale, registrando un significativo +4,9% rispetto al primo semestre 2019“.
I primi dati dello Smart Mobility Report 2020 evidenziano una crescita della mobilità a emissioni zero. Possiamo essere ottimisti pertanto, anche rispetto agli obiettivi di sostenibilità previsti da Agenda 2030?
A livello italiano il mercato delle auto elettriche nei primi otto mesi del 2020 è risultato in crescita del 137,5% rispetto allo stesso periodo del 2019, a fronte di un mercato complessivo delle auto che nello stesso periodo in Italia ha visto un calo del 39% circa. Le auto elettriche dunque hanno accusato meno l’impatto della pandemia, anche grazie al rafforzamento degli incentivi nazionali all’acquisto quale per esempio l’Ecobonus.
In ottica prospettica, il Piano Energia e Clima (PNIEC) fissa al 2030 un obiettivo di diffusione dei veicoli elettrici pari a 6 milioni di vetture complessivamente circolanti, di cui 4 milioni BEV. Cifre forse ambiziose se confrontate con gli attuali numero di mercato e che tuttavia, all’interno delle stime elaborate nello Smart Mobility Report 2020, appaiono raggiungibili (qualora si verifichi lo scenario di sviluppo più “accelerato” della mobilità elettrica nel nostro Paese) se saremo capaci di produrre un’evoluzione virtuosa del comparto nelle sue varie componenti, quali ad esempio l’offerta di veicoli, l’ulteriore diffusione dell’infrastruttura di ricarica ad accesso pubblico e la definizione di un quadro normativo-regolatorio favorevole.
Quali le tecnologie digitali che a suo avviso potranno fare la differenza nella mobilità destinata a diventare smart?
La smart mobility non è solo “elettrificazione”: vi sono altri macro-trend che stanno progressivamente cambiando la fisionomia del mondo della mobilità per come l’abbiamo storicamente conosciuto – e che fanno ampiamente leva sulle tecnologie digitali – quali ad esempio lo “sharing” dei veicoli e la guida autonoma. Ad esempio, per abilitare la guida autonoma le autovetture saranno equipaggiate con diversi tipi di dispositivi (LIDAR, radar, ad ultrasuoni, GPS, telecamere) che consentono di percepire l’ambiente circostante e di raccogliere le informazioni necessarie per guidare in sicurezza. Queste informazioni vengono elaborate e analizzate dal software del veicolo al fine di costruire un percorso, inviando le istruzioni agli strumenti di controllo come lo sterzo, l’acceleratore e il freno. Inoltre, le informazioni raccolte dai sensori, tra cui la strada da percorrere, le condizioni del traffico e gli eventuali ostacoli sul tragitto, possono anche essere condivise tra le auto connesse tramite la tecnologia Vehicle-to-Vehicle, che permette la comunicazione tra veicoli.
Quali gli interventi necessari, anche a livello governativo italiano ed europeo, in grado di accelerare il percorso verso una nuova mobilità sostenibile?
Per agevolare lo sviluppo di una mobilità più sostenibile in Italia, in particolare quella elettrica, è necessario agire su diversi temi che riguardano tre macro-categorie – auto elettrica, infrastruttura di ricarica, servizio di ricarica – attraverso un approccio sistemico. Gli interventi di policy rappresentano indubbiamente un fattore abilitante, poiché incidono su uno o più dei temi sopracitati: ad esempio, è necessario strutturare un framework di incentivi all’acquisto di auto elettriche e renderlo stabile nel tempo, così da mitigare, almeno nel breve periodo, la principale barriera alla scelta di un veicolo elettrico, cioè il prezzo. Quanto all’infrastruttura di ricarica, sarebbe utile promuovere l’installazione di punti di ricarica a uso pubblico in aree a basso sviluppo della mobilità elettrica e di punti di ricarica «ultra-fast» lungo le tratte autostradali ed extra-urbane. Questo obiettivo potrebbe essere raggiunto con un iter burocratico più snello e omogeneo a livello nazionale, che non ostacoli l’attività degli operatori coinvolti. Agire in maniera sinergica sulle tre macro-categorie che abbiamo indicato è condizione necessaria se vogliamo raggiungere lo scenario di sviluppo più ambizioso e consentire all’Italia di collocarsi ai primi posti in Europa, con evidenti ricadute positive sugli operatori e su tutto il sistema-Paese.
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