Nasce Healthcare2030: il canale di Tech Economy 2030 dedicato a salute e sostenibilità guidato da Paolo Colli Franzone

Sconfiggere la povertà, perché essa è alla base di denutrizione e malattie, oltre che di disuguaglianze ed esclusione sociale. Combattere la fame, perché garantire nutrimento a tutti deve essere alla base di qualsiasi strategia di intervento che punti alla costruzione di una società equa. Garantire salute e benessere, perché in un mondo meno povero che sia in grado di sfamare i suoi abitanti la sfida è di far si che essi vivano in buone condizioni di salute ed in condizioni di benessere.

Senza questi tre elementi non si può ottenere su vasta scala istruzione di qualità, non si può garantire parità di genere, non si può combattere davvero l’inquinamento. Tutti elementi, questi come gli altri di Agenda 2030, che a loro volta contribuiscono – con una logica di sistema – a sconfiggere la povertà, a combattere la fame, a garantire salute e benessere. In un ciclo virtuoso che gli sforzi dei paesi che aderiscono (e prendono sul serio) Agenda2030 mirano a realizzare.

Nella sua essenzialità i primi obiettivi di Agenda 2030 rappresentano una dichiarazione di priorità che guardando al soddisfacimento dei bisogni primari (disporre di un tetto, alimentarsi, star bene in salute) punta a costruire un mondo migliore. Non è casuale, quindi, se i primi obiettivi di Agenda2030 guardino, complessivamente, al benessere delle persone.

E quello che ci ha (o ci dovrebbe aver) insegnato questo anno segnato dal COVID-19 è proprio che tutti gli obiettivi di Agenda 2030 riguardano ancora oggi tutto il mondo, sia paesi meno sviluppati che quelli più ricchi. Per troppo tempo abbiamo dato per scontato il fatto di avere un tetto sulla testa, di disporre di che nutrirci, di vivere una vita lunga ed in uno stato di salute tutto sommato più che soddisfacente rispetto a quello dei nostri bisnonni. Questo ci ha portato a pensare che la sostenibilità fosse un problema che riguardasse prevalentemente altri, quelli del “terzo mondo”, quelli lontani. O, peggio, quelli da tener lontani, tanto fisicamente quanto nel nostro schema di percezione della realtà. Ci ha portato a guardare ai grandi problemi come se questi problemi riguardassero sempre qualcun altro, fosse esso chi vive in paesi “più sfortunati” (ma attenzione, che la fortuna gira) o chi verrà dopo di noi (che vogliamo bene ai nostri figli, ma non al punto da lasciargli un Paese “che consenta loro di soddisfare i propri bisogni così come noi siamo stati in grado di soddisfare i nostri”, tanto per far riferimento alle basi della sostenibilità).

Poi è arrivato il COVID-19, ed in pochi mesi ci ha ricordato con una violenza inaudita che il mondo in realtà è uno: non c’è un secondo ed un terzo mondo da usare per prendere le distanze da chi sta peggio di noi, e che il concetto di “meglio” e quello di “peggio” sono talvolta più labili di quanto piacerebbe pensare a quelli che stanno meglio.

Insomma: se proprio vogliamo trovare qualcosa di buono in questo corona virus – che no, non ci lascerà migliori ed ha abbondantemente dimostrato che non andrà affatto tutto bene – dobbiamo cercarla nel fatto che ci ha ricordato quanto sia importante rispondere alle sfide per la sostenibilità che sono evidenziate da un’Agenda 2030 resa ancor più impervia proprio dal COVID-19 ma che va considerata nella sua interezza.

Ecco quindi che lanciare oggi un canale dedicato alla salute ed al benessere – ed a come le tecnologie digitali possano contribuire positivamente in tal senso – assume un duplice significato:

  • da una parte guardare a quelle che sono le evoluzioni di una crisi destinata a cambiare per sempre il volto del mondo generando quella nuova normalità della quale tanto si parla ma che ancora non sappiamo che connotati avrà,
  • dall’altra interrogarci su cosa voglia dire davvero perseguire gli obiettivi di Agenda 2030 collegati alla salute ed al benessere (ovviamnete l’SDG3, ma sono molti gli SDG che vedono negli specifici target un collegamento diretto o indiretto con la salute delle persone) e farlo sfruttando la leva delle tecnologie.

In una dimensione per la quale essere in salute non vuol dire soltanto vivere di più ma vivere bene, in un contesto in cui non c’è zona del mondo nella quale non si debba riflettere su cosa comporti guardare al miglioramento della qualità della vita come obiettivo da perseguire sia per chi non ha problemi sia per chi subisce patologie più o meno gravi, ecco che occorre ragionare attentamente sul significato profondo dei concetti di “salute e benessere” collegati all’SDG3 di Agenda2030. E farlo con l’obiettivo di sviluppare un ecosistema che sia orientato non solo a puntare ad un mondo nel quale le persone si ammalino di meno, ma soprattutto a realizzare una società nella quale anche chi è malato possa vivere meglio. Vivere in un mondo senza malattie è una utopia ingenua. Costruire una società nella quale i malati possano vivere al meglio delle loro possibilità – anche grazie al ricorso alle tecnologie più avanzate – un obiettivo sociale imprescindibile.

Per affrontare questo argomento, tanto complesso quanto affascinante, abbiamo l’opportunità di farci condurre da una guida d’eccellenza: Paolo Colli Franzone. Professionista per il quale non occorrono presentazioni e che chiunque si occupi di eHealth conosce, con Paolo rifletteremo  su come ripensare la sanità in una dimensione di sostenibilità grazie alle tecnologie digitali partendo dall’assunto che non esiste una buona sanità che non sia di per sé sostenibile.

Ma come fatto con Andrea Bertaglio e Gianluigi Tiddia, è per me un onore lasciare la parola a Paolo Colli Franzone.

Perché un canale “Healthcare2030” su TechEconomy2030?

Quando Stefano Epifani me l’ha proposto, credo di averci messo non più di trenta secondi per decidere che la mia risposta era entusiasticamente affermativa.

Mai come in questo periodo, dove le tematiche relative alla Sanità sono diventate “nazionalpopolari” per le note e non allegrissime vicende, si sente il bisogno di aprire un canale di comunicazione capace di mettere insieme la domanda e l’offerta di tecnologie asservite a tutto ciò che ha a che fare con la salute, con il bisogno di garantire continuità di cura in un contesto di giusta “protezione” dei luoghi della salute per antonomasia.

Questa brutta storia dell’emergenza Covid-19 ha fatto emergere una domanda “nuova” di tecnologie, soprattutto per quanto riguarda la Telemedicina e tutto ciò che può essere utilizzato per mantenere un filo diretto tra pazienti e operatori sanitari senza intasare inutilmente ospedali e altre strutture.

Ma ha anche amplificato la criticità che da sempre caratterizza il mondo del “digital healthcare”, relativo alla quasi totale incomunicabilità fra domanda e offerta se per “domanda” ci si riferisce agli operatori sanitari, “quelli che le tecnologie le dovrebbero usare”.

Da anni vado dicendo che gli informatici rappresentanti dell’offerta di sanità digitale devono smetterla di parlare esclusivamente con gli informatici che lavorano nella domanda, nelle strutture sanitarie, alimentando un circolo vizioso fatto di incompiute spettacolari.

Medici, infermieri, dirigenti di ospedali e aziende ospedaliere sono molto spesso “quasi ignorati” soprattutto in fase di progettazione e sviluppo di soluzioni loro dedicate, salvo poi chiedersi come mai queste mirabolanti soluzioni non vengono accolte con favore.

Succede sempre meno, fortunatamente, ma succede.

Da qualche anno ho deciso che avesse molto senso dare spazio agli operatori sanitari, cominciando ad ascoltarli, cercando di comprendere i loro reali bisogni e il loro vero atteggiamento nei confronti della tecnologia. E ho capito che c’è uno spazio enorme da riempire, tanto che di questo ascolto ne ho fatto il mio “mestiere” quasi principale.

L’opportunità che mi ha donato Stefano, entrare a far parte di una community prestigiosa com’è TechEconomy2030, mi onora e mi spinge a continuare in questa direzione: aprire dialoghi tra le varie community, scambiarsi idee. Contaminazione.

L’invito che rivolgo a chi a vario titolo e in diversi ruoli si occupa di tecnologie per la Sanità è “datemi una mano ad animare questa community e a popolarla di contenuti interessanti”.

Questo canale deve diventare un punto di riferimento, di incontro fra domanda e offerta, di dibattito finalizzato a condividere esperienze e buone pratiche.

Rimanete in ascolto, il Canale Healthcare2030 sta decollando.

 

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