Cibo, nuove tecnologie e sostenibilità: tre fattori cruciali per rendere il mondo più verde

L’intelligenza artificiale e l’internet delle cose, la blockchain, le immagini satellitari e l’analisi dei dati, l’uso di droni e robot sono solo alcuni degli strumenti nell’arsenale della tecnologia digitale che possono migliorare la gestione della filiera agroalimentare. Ma bisogna convincere i protagonisti di un settore spesso diffidente verso l’innovazione

Immagine distribuita da Pixabay

Cibo, nuove tecnologie e sostenibilità sono tre fattori cruciali per rendere il mondo più sano e più verde. E in questo scenario le tecnologie digitali possono far crescere il futuro dell’agricoltura, innanzitutto di quella europea e dei Paesi più innovativi.

Una delle grandi sfide previste nell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile è quella di trasformare la produzione, il commercio e il consumo di cibo in un sistema globale sano e sostenibile dal punto di vista ambientale.

È un obiettivo possibile da raggiungere, anche se lo sforzo da compiere è colossale, e un fattore fondamentale per il risultato finale è rappresentato dall’innovazione e dalle tecnologie. Sono infatti gli strumenti in grado di rendere più efficiente – e quindi più sostenibile – l’intero sistema e i vari anelli della catena alimentare, dalla produzione delle materie prime, con l’agricoltura e l’allevamento, alla loro lavorazione, fino alla tavola dove vengono consumate.

Ma per procedere in questa direzione occorre compiere molti passi importanti, tra cui quelli di incoraggiare l’impegno delle aziende su salute e sostenibilità, promuovere la digitalizzazione delle informazioni e anche aumentare la consapevolezza e l’informazione tra la popolazione, i cittadini e consumatori.

Agricoltura di precisione, intelligenza artificiale, droni e sensori

Agricoltura di precisione, big data, intelligenza artificiale, blockchain, droni, sensori, e-commerce, soluzioni digitali, genomica e nanotecnologie offrono la possibilità di sperimentare modi più sostenibili, salutari e pratici di produrre, trasformare e distribuire il cibo. Il punto essenziale sta nel convincere le aziende di un settore così tradizionalista come quello agroalimentare ad adottare soluzioni innovative.

I numeri e i dati dicono quanto sia imponente e complesso tutto ciò: quasi un terzo della produzione alimentare va perduto prima di raggiungere il mercato oppure viene sprecato dal consumatore finale. L’agricoltura è il principale consumatore di acqua dolce (in media, circa il 70% a livello globale), utilizza il 12% della superficie terrestre, ed è causa di degradazione del suolo, perdita di biodiversità e inquinamento di ecosistemi acquatici e terrestri. Complessivamente, i sistemi alimentari producono dal 21 al 37% delle emissioni mondiali di gas serra: il potenziale di mitigazione, pertanto, è enorme.

Per cambiare tutto ciò servono azioni politiche, economiche, sociali, tecnologiche. Per quanto riguarda queste ultime, la diffusione delle tecnologie digitali nella filiera agroalimentare può contribuire al raggiungimento degli obiettivi globali di sostenibilità, aumentando la resa dei raccolti, riducendo gli sprechi e favorendo i cambiamenti dei modelli di consumo.

Le tecnologie digitali possono cambiare anche le abitudini dei consumatori

L’intelligenza artificiale e l’internet delle cose, la blockchain, le immagini satellitari e l’analisi dei dati, il telerilevamento e l’uso di droni e robot sono solo alcuni degli strumenti nell’arsenale della tecnologia digitale che possono migliorare la gestione della filiera agroalimentare. Le tecnologie digitali, inoltre, possono esercitare un impatto notevole sul modo in cui i singoli consumatori adottano e gestiscono i propri comportamenti e le proprie scelte di consumo.

“Come è stato evidenziato in un rapporto del Refresh Working Group (composto da circa 40 stakeholder della filiera alimentare riuniti da Google), è possibile utilizzare le tecnologie basate sui dati per ottenere risultati migliori in materia di salute e alimentazione a livello individuale e globale”, rimarca il Report ‘L’Europa e il cibo’, realizzato dalla Fondazione Barilla Center for Food & Nutrition.

Per i singoli individui, esistono moltissime applicazioni mobili per la salute che riguardano il fitness, la dieta o la salute fisica, mentre altri strumenti digitali stanno contribuendo a stimolare innovazioni nella distribuzione alimentare e nella consegna di cibo a domicilio.

Colmare il divario digitale e dare potere ai produttori dell’alimentare

Le tecnologie digitali comportano anche nuove sfide: per funzionare consumano energia, producono rifiuti elettronici e possono provocare concentrazione del mercato e automazione del lavoro. Inoltre, i decisori politici devono concentrarsi sui piccoli agricoltori, che sono maggiormente esposti al rischio di essere esclusi dai vantaggi del processo di digitalizzazione. I piccoli agricoltori sono quelli che meritano maggiore sostegno per guidare la filiera agroalimentare verso un percorso più sostenibile, con interventi che colmino il divario digitale e diano potere ai produttori.

L’Unione europea si trova in una posizione privilegiata per guidare la grande trasformazione del settore agroalimentare di cui c’è bisogno per raggiungere gli obiettivi fissati dall’Agenda 2030. “Per fare ciò, sfruttando il potenziale della tecnologia digitale, è necessario elaborare un quadro politico coerente e un mix di politiche coerenti”, evidenzia ancora il rapporto della Fondazione Barilla Center for Food & Nutrition: “in particolare, è stato suggerito che l’Ue dovrebbe garantire una connettività adeguata in agricoltura, mettere in campo tutto l’arsenale tecnologico a disposizione, creare politiche di sostegno e programmi per lo sviluppo di strategie digitali e perfezionare i processi di generazione e condivisione dei dati, attraverso una strategia di gestione dei dati di tipo partecipativo”.

Una volta che la connettività, i dati e la tecnologia saranno disponibili sul campo, il mondo politico e governativo dovrebbe intervenire per riequilibrare il potere contrattuale di piccoli agricoltori, distributori e gestori di dati, fornendo anche incentivi per accorciare la filiera.

Infine, l’Ue dovrebbe promuovere e integrare le politiche pubbliche per riallocare le perdite e gli sprechi alimentari, elaborando allo stesso tempo un quadro etico e politico per la gestione dei dati e dell’intelligenza artificiale.

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