C come Circular economy per la mobilità

La Circular economy applicata alla mobilità – per affermarsi e svilupparsi sempre di più – deve risultare vantaggiosa e conveniente, innanzitutto per gli utenti finali, cioè per i cittadini che si spostano ogni giorno per lavoro, svago, tempo libero e le varie attività e necessità quotidiane

Immagine distribuita da Max Pixel con licenza CC0 (https://www.maxpixel.net/Bikes-Park-Bicycles-Sport-Cycling-Hanoi-Ride-6468129)

La rubrica ‘Abc Future Mobility’ introduce e spiega, volta per volta, attraverso semplici domande e risposte, i principali temi e le tendenze al centro dello Sviluppo sostenibile nel mondo della mobilità.

Dopo gli articoli dedicati ad Autonomous vehicle e BEV (Battery Electric Vehicle) per la lettera C parliamo di Circular economy, che può essere una risorsa e una soluzione importante per contrastare i devastanti problemi e i danni provocati dall’inquinamento, dagli sprechi, dai costi e dai rifiuti.

Anche alla Future Mobility – e alle attività per la decarbonizzazione dell’ambiente – possono essere applicati i principi e gli obiettivi dell’Economia circolare, ma per farlo occorre realizzare diversi fattori insieme: un cambio culturale e comportamentale tra i cittadini e consumatori, nuove politiche e strategie produttive da parte delle aziende, programmi e misure di incentivo e di sostegno da parte della politica e delle istituzioni.

La Circular economy applicata alla mobilità, per affermarsi e svilupparsi sempre di più,     deve risultare vantaggiosa e conveniente, innanzitutto per gli utenti finali, cioè per i cittadini che si spostano ogni giorno per lavoro, svago, tempo libero e le varie attività e necessità quotidiane.

Innanzitutto, che cos’è la Circular economy?

L’Economia circolare è un’economia migliore perché utilizza le risorse in modo più efficiente. L’Economia ‘lineare’ – quella avviata con la rivoluzione industriale (che è ormai un po’ datata, di due secoli fa) prevede: produci, vendi, consuma, butta via, e compra un altro prodotto nuovo.

La Circular economy è uso condiviso, produzione artigianale, attitudine alla cura, riutilizzo, manutenzione. È recupero, evitare sprechi e duplicazioni superflue, estensione del ciclo di vita dei prodotti, Re-manufacturing. Ha sempre avuto l’obiettivo di ottimizzare l’utilizzo degli oggetti, non la loro produzione moltiplicata al massimo.

Nei Paesi industrializzati, i vantaggi di un passaggio a un’economia circolare sono, ad esempio, una riduzione dei 2/3 delle emissioni di anidride carbonica e la creazione di occupazione locale. Meno sprechi, meno costi, meno inquinamento, riduzione dei costi anche per la lotta all’inquinamento e la gestione dei rifiuti.

Come si applica la Circular economy al mondo della Mobilità?

La si può applicare in vari modi. Come singolo individuo, si sostiene l’Economia circolare ad esempio decidendo di condividere un mezzo di trasporto – come un’automobile o una bicicletta – e poi ripararlo e riutilizzarlo, acquistarlo anche di seconda mano, sfruttarlo al massimo delle sue potenzialità, anziché comprarlo per usarlo poco, buttarlo e comprarne uno nuovo.

Le analisi di mercato del settore indicano, ad esempio, che “l’auto di proprietà non è un buon investimento per la gran parte dei guidatori, cioè per chi la usa per meno di 10mila chilometri all’anno, e di solito in ambito urbano”, come rimarca Stefano Maggi nel suo libro ‘Mobilità sostenibile’, pubblicato da Il Mulino. E questo perché le auto private “restano inutilizzate in media per il 92% del loro ciclo di vita, mentre il tempo effettivo di guida è circa il 5% del totale. Un comportamento razionale e più conveniente, in questi casi, è quello di rinunciare al possesso della macchina, noleggiandola soltanto per il tempo in cui serve”.

Con la condivisione dei mezzi di trasporto, razionalizzandone e ottimizzandone l’uso, è difficile dire quanto si risparmi, dato che dipende dai chilometri percorsi, dai tipi di tragitto, dagli orari di utilizzo, dal modello di veicolo. Però il risparmio c’è ed è tangibile, con tutti i tipi di mobilità condivisa, dal Car pooling al Car sharing, dal Bike sharing al Car sharing peer to peer.

E per quanto riguarda i produttori dei mezzi di trasporto, la politica e le istituzioni?

Come produttore, si sviluppa la Circular economy decidendo, ad esempio, di vendere beni e mezzi di trasporto con una garanzia più lunga, con una garanzia di Buy-back, o affittando mezzi di trasporto invece di venderli. Si tratta di passare dalla cultura del possesso alla cultura dell’accesso, di promuovere e sviluppare la mobilità come servizio, o Mobility-as-a-Service (MaaS).

A livello politico e istituzionale, si favorisce l’Economia circolare nella mobilità per esempio introducendo una normativa, condizioni e strutture favorevoli, aumentando i costi sulla proprietà del veicolo – come nel caso del bollo di circolazione – e diminuendoli sul passaggio di proprietà dei veicoli usati. La politica, le istituzioni e gli enti locali possono creare le condizioni, gli incentivi e le infrastrutture per agevolare la Sharing e Smart mobility, la riduzione del traffico e dell’inquinamento.

C’è anche da sottolineare che negli obiettivi di chi sta lavorando alla Sharing mobility, non è tanto prioritario il tipo di motore dei veicoli che si va a limitare o eliminare, quanto la diminuzione complessiva dei veicoli in sosta e in circolazione, attraverso la condivisione dei mezzi. Si ha infatti un miglioramento della situazione e dei risultati se i veicoli vengono condivisi, riducendone il numero totale.

Quali sono quindi i principali Trend in atto?

Le principali tendenze in atto – come evidenzia anche l’Osservatorio nazionale Sharing mobility – sono la Mobilità condivisa, tra cui anche la micromobilità, e la Mobility-as-a-Service, dove l’operatore non vende il mezzo di trasporto ma la possibilità di usarlo, ne affitta il servizio.

In generale, ci sono due principali modalità di condivisione di un veicolo: quella ‘a prenotazione’ (Station based), e quella ‘a flusso libero’ (Free floating). La differenza sta nel fatto che la prima permette di prenotare il veicolo a distanza di tempo, ritirandolo in una specifica stazione di sosta, mentre la seconda – applicata ad esempio alle auto, scooter, biciclette, monopattini – consente di utilizzare i mezzi disponibili, liberamente distribuiti lungo le strade, nello stesso momento in cui si utilizza l’applicazione.

Dal lato dell’offerta, queste tendenze e modalità di trasporto consistono nella diffusione di servizi di mobilità che utilizzano le tecnologie digitali per facilitare la condivisione di veicoli e di tragitti, realizzando servizi scalabili, interattivi e più efficienti.

In che modo le tecnologie digitali sviluppano la Circular economy applicata alla mobilità?

Le tecnologie innovative e digitali hanno un ruolo molto importante per la Circular economy, perché rendono possibili, e sviluppano, nuovi modelli di business, più efficienti e profittevoli rispetto al passato. La tecnologia abbatte i costi, raggiunge molta più massa critica di mercato, e fa tutto alla velocità della luce.

Attraverso il mondo digitale si affermano modelli di business come le piattaforme di condivisione – ad esempio per la Sharing mobility –, il prodotto come servizio (la cosiddetta servitizzazione), e modelli di gestione come l’estensione del ciclo di vita del prodotto e dei veicoli, con applicazioni che riguardano la manutenzione, riparazione e rimessa sul mercato. Tutto questo significa procedere verso la Future Mobility, e verso un futuro sostenibile.

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