CIO Survey 2016: forte impatto della #digitaltransformation sulle aziende

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La Digital Disruption è un fenomeno con diverse declinazioni (tecnologiche, organizzative, relazionali), e con diversi impatti sul business: un impatto dirompente per chi pensa che crei nuovi modelli di business e che porterà a sostituire l’attuale offerta con nuovi prodotti e servizi. Questa una delle cose emerse dall’indagine CIO Survey 2016, svolta su circa 70 responsabili ICT delle realtà private italiane e promossa da Capgemini Italia, Hewlett Packard Enterprise e TIMe realizzata da NetConsulting cube.

La digital transformation, secondo il 31% degli intervistati, aiuterà a fare meglio, in maniera più efficiente, quello che si fa già, darà accesso a nuovi mercati e offrirà opportunità di ampliamento del business attuale (14%). Solo il 3% dei CIO ritiene che non influenzerà il business. Per la metà del panel è un fenomeno già in corso, per il 25% l’impatto sarà evidente entro il 2018, per i restanti è un fenomeno di più lungo periodo. Quasi tutti (oltre il 90%) concordano sul fatto che una possibile inerzia verso questo fenomeno compromette la capacità di competere per il rischio di mancata espansione del business, la difficoltà a raggiungere nuovi segmenti di clientela/nuovi mercati, il rischio di perdere quote di mercato e di portare avanti una gestione operativa inefficiente.

Chi guida in azienda la digital strategy?

Nella metà del panel è il CIO che guida la digital strategy, seguito dal CMO (22,6%) e, in alcuni casi, da Comitati Misti (13,2%) che la definiscano e ne seguano l’implementazione. Vi è consapevolezza sulla necessità di intervenire e di farlo con urgenza, con un piano organico e una vision: il 43% delle aziende ha definito un Masterplan di Digital Transformation, il 27% lo farà nel corso del 2016. Chi non prevede un Digital Masterplan (27% delle aziende) sta comunque indirizzando una serie di evoluzioni basate sui trend tecnologici del momento.

Quale l’impatto della Digital transformation sul CIO e sulla sua struttura?

Rispetto alle prime edizioni della CIO Survey, nelle ultime, il CIO si interfaccia con un numero ampio di interlocutori, in modo continuo e con maggiore intensità rispetto al passato. È un CIO sicuramente più vicino al cliente e al mercato perché più a contatto con le funzioni Marketing/Vendite/Gestione Clienti. L’intensità della relazione è elevata con l’area vendite per il 71% dei CIO, con il marketing per il 58,9% dei CIO, con la gestione clienti per il 54,5% e con l’organizzazione per il 50%.

Un approccio evoluto alla Digital Transformation comporta un’evoluzione nella gestione dell’IT: il 42% dei CIO mette in discussione scelte tecnologiche e organizzative fatte in passato e adotta già un modello di IT bimodale, il 22% lo farà entro il 2016, il 14% non prevede di considerarlo.

La Digital Disruption genera la necessità di nuove competenze e nuovi profili. I CIO sono consapevoli di non avere competenze adeguate in alcuni ambiti tecnologici: Data Science/Analytics (74,6%), programmazione e sviluppo mobile (49,1%), IoT (43,6%), IT security (38,2%), Enterprise Architecture (38,2%), Cloud Computing (36,2%). Ma vanno rafforzate anche le competenze di ICT Governance (30,9%), nelle strutture di Project Management e Demand Management. Questo vuol dire che non sono sufficienti competenze tecniche, occorrono anche soft skill, come problem solving, multitasking, gestione dei rapporti interpersonali, team working.

Quali i cantieri digitali aperti?

Le tecnologie sono strumentali alla realizzazione di un percorso di Digital Transformation, su di esse si basano una serie di cantieri digitali che presuppongono cambiamenti a più ampio raggio (organizzativi, culturali, business). Con riferimento alle tecnologie su cui le aziende più stanno facendo leva:

  • sul Mobile si concentrano investimenti significativi: l’88% dei CIO prevede investimenti medio-elevati in quest’area. Il Mobile presenta un elevato potenziale in termini di digitalizzazione all’origine di alcuni processi, di innovazione dei servizi al cliente, di automatizzazione dei processi sia di front-office che di back-office;
  • il Cloud Computing, partito timidamente da diversi anni, oggi attira investimenti medio-elevati da parte del 76% dei CIO. Diventa una scelta necessaria se si digitalizzano alcuni processi/interazioni, viene scelto per la possibilità di liberarsi della complessità dell’IT, per esigenze di maggiore flessibilità, per velocizzare i tempi di messa in produzione di nuove applicazioni o nuovi servizi IT;
  • nel caso dei Big Data, investimenti medio-elevati sono previsti dal 70% delle aziende del panel, su spinta delle maggiori potenzialità che strumenti di Business Analytics, Appliance, ricerca semantica ecc. offrono per la gestione di elevati volumi di dati e informazioni con l’obiettivo di innovare il servizio al cliente, velocizzare i processi e la disponibilità di reportistica in real time, assicurare una maggiore tempestività nei processi decisionali e negli interventi sul cliente;
  • il Social continua ad attirare attenzione e anche investimenti: il 47,5% dei CIO prevede investimenti medio-elevati, soprattutto in ottica esterna, attraverso strumenti volti ad incrementare il livello di monitoraggio e di fidelizzazione del cliente;
  • l’Internet of Things si trova in una fase di passaggio da tecnologia di nicchia a tecnologia più ampiamente diffusa: il 42% dei CIO prevede investimenti medio-elevati in questo ambito dal quale ci si aspettano risposte in termini di trasformazione dei modelli di business in logica digitale.

Quanto si ricorre all’outsorcing?

Complessivamente la spesa ICT del panel si mantiene stabile nel 2016 rispetto al 2015. Il ricorso all’outsourcing registrerà un incremento nel 2016 per il 32% degli intervistati. Il maggior ricorso all’outsourcing riguarderà soprattutto la gestione infrastrutturale, la system integration, lo sviluppo software e la maintenance applicativa.

Cambia l’ecosistema di fornitori e partner di riferimento: i Global ICT Vendor continuano a ricoprire un ruolo importante (per il 50% dei CIO) ma sempre più strategici diventano fornitori ICT focalizzati su specifiche aree/tecnologie (73,6%), Digital Agency (55,3%), start up innovative (47,1%), società di consulenza strategica in ambito ICT (29,2%) e provider che non hanno origine nel mondo ICT (21,1%).

“Oggi la Digital Transformation – afferma Claudio Bassoli, Vice President Enterprise Group, Hewlett Packard Enterprise – è un asset strategico imprescindibile per perseguire il successo aziendale e mantenere capacità competitiva in un mercato sempre più dinamico, che richiede competenze e soluzioni tecnologiche innovative ma anche maggiore agilità e flessibilità. HPE è costantemente al fianco delle organizzazioni pubbliche e private per accompagnarle nel passaggio al digitale, attraverso un approccio bimodale e integrato. Infrastrutture ibride, sicurezza, Big Data e mobilità sono i 4 pilastri su cui si fonda la strategia di HPE, per cui l’IoT si rivela una grande opportunità: la grande mole di dati prodotti dagli asset digitali, attraverso il supporto dei nostri potenti strumenti di Analytics, ci permette di produrre informazioni di valore che favoriscono la crescita e l’innovazione delle aziende”.

 

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6 COMMENTS

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