Alla parola agrifood si associa spesso una immagine di comparto tradizionale, ma la trasformazione digitale, che ridisegna oggi molti settori, sta incidendo in modo profondo anche su questo settore.
La ricerca Gli impatti della Digital Transformation sul settore Agrifood realizzata da Digital Transformation Institute e Cisco Italia, ha messo in evidenza come, nonostante un generale incremento della fiducia nelle tecnologie e nelle opportunità che queste rappresentano, con più della metà delle imprese italiane dell’agroalimentare che si dichiarano favorevoli a investire in innovazione, sia necessario coinvolgere anche quel 30% di Piccole e Medie Imprese che, pur essendo spesso produttrici dell’alta qualità artigianale, non ha espresso la volontà di fare altrettanto.
“La trasformazione digitale – afferma Stefano Epifani, presidente del Digital Transformation Institute – rappresenta un cambiamento profondo non solo del “come” si fanno le cose, ma anche del “cosa” abbia senso fare. Ogni ambito ed ogni contesto produttivo ha vissuto o sta vivendo un profondo processo di mutazione della propria natura che, toccando value chain e supply chain di intere industrie, ridefinisce i processi di produzione, il ruolo rispetto al consumatore, il modo in cui le aziende agiscono e si concepiscono. Il settore agroalimentare non è immune da questo profondo cambiamento di senso”.
Sei i motivi individuati dalla ricerca come critici del comparto agrifood in tema di trasformazione digitale: scarsa presenza di figure qualificate in grado di guidare la trasformazione; scarsa percezione del bisogno di innovazione digitale; mancanza di un approccio di sistema alla digitalizzazione dei processi; percezione dei vantaggi della Digital Transformation solo da parte di quelle aziende che vi hanno già investito ed attenzione alla Digital Transformation prevalentemente da parte di aziende di dimensione industriale.
Il tema della mancanza di competenze digitali (già rilevato per il nostro Paese anche dall’indice DESI e dall’ultimo rapporto OCSE) diventa per questo comparto cruciale e si intreccia inevitabilmente con un’offerta formativa scolastica ed un’istruzione tecnica che non può più non tener conto dei profondi cambiamenti in atto.
Per fare una mappatura delle iniziative di digital transformation realizzate all’interno degli istituti agrari italiani – con particolare attenzione a strategie, obiettivi, partnership, metodologie e tecnologie utilizzati – ed aprire un dibattito sul tema, il DTI in collaborazione con l’Istituto Agrario di Todi, in Umbria, e la Rete Nazionale degli Istituti Agrari (Re.N.Is.A.) ha avviato una ricerca finalizzata a tracciare lo stato dell’arte della formazione tecnica superiore sul tema, i cui risultati saranno presentati il 12 gennaio a Todi, al Ciuffelli, scuola di agricoltura più antica d’Italia, nell’ambito del primo appuntamento di un percorso finalizzato all’organizzazione degli Stati Generali del Digital Agrifood.
Dai primi dati della ricerca emerge una situazione abbastanza disomogenea, con realtà scolastiche dinamiche ed altre più impreparate alla sfida della trasformazione digitale. Vari i temi trattati nei progetti attivati, per lo più sotto l’impulso o con la collaborazione di soggetti esterni. Ancora pochi i docenti e gli studenti (per lo più del terzo, quarto e quinto anno) coinvolti in attività dalla durata molto variabile, che passa da poche ore di alfabetizzazione a percorsi alternanza scuola-lavoro, fino a iniziative più strutturate e per le quali è già prevista una replicabilità negli anni a venire. Le aziende agrarie e le fattorie didattiche annesse alle scuole si confermano anche in questo caso dei “laboratori a cielo aperto” per queste prime esperienze di digital agrifood organizzate dagli istituti.
Il sistema formazione superiore è pronto per gestire la complessità del cambiamento in corso? Come gestire un processo di importanza capitale per la crescita del settore? Il dibattito è aperto.
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