Digital Agrifood chiama conoscenza e competenza

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Le imprese dovrebbero acquisire la consapevolezza che la tecnologia non tradisce ma esalta”. Questa una delle frasi pronunciate dal Vice Ministro delle Politiche Agricole e Forestali Andrea Olivero a conclusione del convegno su Digital Agrifood, organizzato lo scorso 12 gennaio a Todi dal Digital Transformation Institute e l’Istituto Agrario Ciuffelli.

Non ci si deve dimenticare – ha affermato ancora il vice ministro – che la tradizione non è altro che la capacità di richiamare la storia, associata alla capacità di rinnovarla e innovarla. Non possiamo focalizzarci solo sugli strumenti: dobbiamo dare ai ragazzi la capacità di rileggere la realtà e interpretare un modello italiano della digital transformation, che miri a potenziare la qualità dei prodotti mantenendo le tradizioni e lo spirito di comunità. Non possiamo essere spaventati ma solo interpreti originali”. Un invito chiaro a una presa di coscienza circa la necessità di avere una programmazione di medio periodo che faccia i conti con il fatto che il contesto è già cambiato e cambierà ancora.

Quello della digital transformation – ha detto infatti in apertura Stefano Epifani, presidente del Digital Transformation Institutenon è l’ennesimo cambio di paradigma che periodicamente scuote l’economia. E’ molto di più di quella che qualcuno ha definito la quarta rivoluzione industriale: è una rivoluzione di senso, un cambiamento profondo non solo del “come” si fanno le cose, ma del “cosa” abbia senso fare”. Acquisizione di una consapevolezza in merito non solo alla necessità di cambiare ma anche del cosa e perché cambiare, in un comparto in cui gli impatti sono indubbiamente diversi tra grande industria, prevalentemente di trasformazione, e piccola e media impresa, tipica del tessuto produttivo nazionale. “Per le PMI – ha affermato Epifani – saranno indispensabili nuove competenze anche rispetto agli skill trasversali degli operatori, come per esempio la comunicazione e il marketing attuati attraverso i social media, e la disponibilità a comprendere che il passaggio che si sta vivendo non è tanto tecnologico ma culturale”. Dato emerso anche dalla recente ricerca sugli impatti del digitale in agricoltura, elaborata da DTI e Cisco Italia, che mette in luce importanti spunti di riflessione rispetto ai “limiti” esistenti quali la mancanza di una visione d’insieme e di un quadro unificante delle tendenze, la scarsa percezione del bisogno d’innovazione, la mancanza di un approccio di sistema alla digitalizzazione dei processi, la percezione dei vantaggi della Digital Transformation solo da parte di quelle aziende che investono in Digital Transformation e l’attenzione alla Digital Transformation prevalentemente da parte di aziende di dimensione industriale rischia di trascurare la coda lunga dell’Agrifood.

Se dovessi portare degli esempi concreti in cui il digitale impatta positivamente su produttività e profitto – ha detto Enrico Mercadante, responsabile innovazione Cisco Italiaciterei sicuramente l’interazione con il cliente e la possibilità di mantenere con esso un rapporto post vendita, la collaborazione tra le persone coinvolte nella filiera che può essere fatta per esempio in modo semplice anche a distanza e la tracciabilità e quindi il controllo della sicurezza alimentare molto più efficace grazie al digitale”.

Quale il ruolo di scuola e università?

Chiarita la necessità di figure professionali in grado di supportare il cambiamento, è normale che un ruolo di primaria importanza lo possa avere il sistema dell’istruzione e della formazione superiore. Per questa ragione Digital Transformation Institute e Istituto Agrario Ciuffelli di Todi, supportati dalla rete nazionale di istituti agrari RENISA, hanno realizzato, in occasione del convegno, una ricerca finalizzata a comprendere le esperienze di agricoltura digitale a scuola.

L’impressione è di trovarsi di fronte a una situazione “a macchia di leopardo”, con alcune realtà formative, più dinamiche e meglio strutturate, che si stanno attrezzando ed altre che appaiono più impreparate”. Così ha sintetizzato Gilberto Santucci, direttore dell’azienda agraria del Ciuffelli di Todi, con riferimento a un servizio realizzato per la speciale pubblicazione che il gruppo editoriale Edagricole ha dedicato interamente all’innovazione digitale in agricoltura.

Il 54% degli istituti agrari intervistati ha attivato iniziative volte all’acquisizione delle competenze digitali e l’applicazione di queste ultime in progettualità specifiche legate al comparto agricolo, con una unanimità di scuole convinte della necessità di attivarle in futuro. I progetti scolastici di digital agrifood (avviati tutti di recente, tra il 2016-2017) sono stati inseriti nel PTOF (nell’84% dei casi) o nel programma di alternanza scuola/lavoro (88%). Le iniziative realizzate per ogni scuola sono state nella maggior parte dei casi una soltanto (40%), due (36%) o tre (24%) per un totale di 1.800 studenti coinvolti, 130 docenti e una media di 5 classi a istituto.

La tecnologia più gettonata nelle esperienze raccolte – ha fatto notare Stefania Farsagli, direttrice della ricerca del Digital Transformation Institute – è risultata essere quella dell’agricoltura di precisione, con un 72% di intervistati che ha affermato di aver sperimentato l’utilizzo dei droni”. Solo 4 le iniziative che hanno riguardato l’Enviroment agriculture, ovvero, tecniche di produzione senza l’utilizzo del suolo (tecnica idroponica e aeroponica), che permettono l’utilizzo industriale, urbano e domestico: L.Y.S.A., Light Your Smart Automation, dell’Istituto tecnico agrario Duca degli Abruzzi di Elmas (Cagliari), con l’utilizzo di sensori fisici (spettroscopia Raman, UV-VIS, NIR), coltivazioni idroponiche e aeroponiche, conditionmonitoring e coltura acquaponica in serra realizzata presso l’Istituto d’istruzione superiore Cassata Gattapone di Gubbio (Perugia).

Solo una esperienza scolastica ha riguardato il Non destructive testing, ovvero l’uso di tecniche che garantiscano un’accurata analisi dei prodotti senza che questi possano essere danneggiati dai test: il laboratorio agroalimentare informatizzato realizzato dall’Istituto tecnico professionale I.A.N.A.S di Tortoli (Nuoro), insieme all‘Istituto alberghiero con l’utilizzo di GIS, Sensori chimico-fisici, Biosensori.

Come diminuire il gap di competenze digitali?

Tutti gli istituti intervistati sono convinti che le tecnologie possano migliorare le produzioni agricole (98%) e che la mancanza di competenze digitali rappresenti un ostacolo in questo settore (87%). Per colmare il gap è necessario lo sviluppo di un percorso di insegnamento trasversale a diverse materie per l’80% degli intervistati, l’applicazione di competenze digitali a progettualità specifiche supportate da indicazioni nazionali da parte del MIUR (97%) e il coinvolgimento di soggetti esterni al mondo della scuola (98%).

Notevole l’interesse suscitato, testimoniato dalla partecipazione di ordini professionali, associazioni di categoria, imprese del settore, dirigenti scolastici e rappresentanti degli ITS. Tanto da far pensare che questo primo appuntamento umbro possa costituire la base per l’organizzazione degli Stati Generali del Digital Agrifood. “In effetti è uno dei nostri obiettivi per il 2018 – conclude Stefano Epifani – perchè l’esperienza sviluppata con il Ciuffelli, e vorremmo che fosse solo la prima delle collaborazioni con questo importante Istituto, conferma la validità del nostro approccio, interdisciplinare e multidimensionale, che vede nell’DTI un articolatore di competenze e mondi diversi: in questo caso quelli delle aziende, della ricerca, delle istituzioni e della formazione, per ragionare attorno agli impatti della trasformazione  digitale in un settore complesso come quello dell’agricoltura e del food. Settore in cui, a differenza di altri, le tecnologie digitali entrano in ogni anello della value chain, anche e soprattutto quello che porta i prodotti sulle nostre tavole e di conseguenza in ciò che mangiamo. E rispetto a questo punto una lettura di grande importanza per far comprendere agli attori del settore e soprattutto a quanti sono consapevolmente interessati al tema, è quella fornita dal Sen. Olivero: grazie alla fisica delle tecnologie digitali possiamo togliere chimica dai nostri piatti. E ciò vale potenzialmente molto di più di qualsiasi altro vantaggio su altri anelli della value chain”. 

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