Se la trasformazione è “la riconfigurazione di un sistema, comprese le sue parti componenti e le interazioni tra questi elementi, in modo tale che porti alla formazione di un nuovo sistema che produce un risultato qualitativamente diverso” (Boehm et al. 2021) allora si può dire che nulla o quasi è cambiato dagli storici accordi di Parigi del 2015. Come riporta il New York Times, “solo 26 dei 193 paesi che l’anno scorso hanno concordato di intensificare le loro azioni per il clima hanno dato seguito a piani più ambiziosi” mentre ad esempio Cina e Stati Uniti, “i due principali inquinatori del mondo, hanno intrapreso alcune azioni, ma non si sono impegnati di più quest’anno e i negoziati sul clima tra i due sono stati congelati per mesi”.
A tal proposito, l’Emissions Gap Report 2022 pubblicato delle Nazioni Unite per l’ambiente una settimana fa – dal titolo The Closing Window. Climate crisis calls for rapid transformation of societies – illustra proprio l’inazione rispetto alla crisi climatica globale che stiamo affrontando. Basti pensare che adesso bisognerà accelerare per ridurre le emissioni globali di gas a effetto serra: rimangono solo otto anni, infatti, per ridurle dal 30 al 45 percento “rispetto a dove sono dirette nell’ambito delle politiche attualmente in atto per arrivare sulla buona strada per limitare il riscaldamento globale a ben al di sotto di 2,0°C e 1,5°C”. La prospettiva più plausibile, però, è che i paesi riusciranno a ridurre le emissioni globali dal 5 al 10 percento al massimo e supponendo che gli impegni presi “siano pienamente attuati”.
Secondo quanto emerge dal report, catastrofi climatiche come l’alluvione nelle Marche di settembre o il problema della carestia nell’Africa orientale lanciato da Oxfam saranno sempre più frequenti: come scrive l’Avvenire, “nei prossimi mesi in media 1 persona ogni 36 secondi potrebbe morire di fame a causa della terrificante siccità che non accenna ad attenuarsi”.
Anche i rapporti pubblicati dal Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC) hanno registrato “i vasti impatti dei cambiamenti climatici che stiamo già vivendo e come i rischi climatici del futuro siano di un ordine di grandezza molto maggiore. […] Ancora una volta, questi rapporti documentano che la portata e il tasso dei cambiamenti climatici e dei rischi associati dipendono fortemente dalle azioni di mitigazione e adattamento a breve termine, scoprendo che gli impatti negativi previsti e le relative perdite e danni aumentano con ogni incremento del riscaldamento globale. Quest’anno, come è stato ripetutamente il caso negli ultimi anni, molti paesi hanno sperimentato un numero senza precedenti di eventi climatici, con condizioni meteorologiche estreme che hanno portato a inondazioni, siccità e incendi boschivi e causando carenza di cibo, problemi di salute e gravi danni agli ecosistemi e agli habitat umani, portando a spostamenti interni e alla migrazione in tutto il mondo”.
Nonostante ciò però – secondo una ricerca condotta dalla Fondazione per la Sostenibilità Digitale – ancora il 25 percento degli italiani ritiene che il cambiamento climatico non sia un’urgenza e il 3 percento arriva a considerarlo addirittura un falso problema.
L’incontro della Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2022 – conosciuta come COP27 – dovrebbe avere come oggetto di discussione principale il fatto che le nazioni più ricche non hanno sostanzialmente fatto grandi passi avanti, ma anzi sono stati i paesi che hanno inquinato maggiormente. Dunque, continua il report, “facendo seguito alle decisioni prese alla COP26, è stato deciso di stabilire un programma di lavoro per aumentare urgentemente l’ambizione e l’attuazione della mitigazione, i cui dettagli dovrebbero essere concordati alla COP27”. Inoltre, i paesi più ricchi dovrebbero risarcire i paesi poveri, dato che questi ultimi non hanno rilasciato emissioni in modo significativo, senza aggravare il problema.
“L’aumento senza precedenti delle ambizioni di mitigazione e dell’attuazione è un prerequisito per colmare il divario di emissioni e dovrebbe essere una delle aree di interesse della ventisettesima Conferenza delle Parti delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP27)”.
Così, una domanda fondamentale per questa conferenza sembrerebbe essere la seguente: “quali progressi sono stati compiuti dalla COP26 e come può essere avviata e accelerata la trasformazione necessaria per colmare il divario di emissioni?”. Una delle tante risposte fornite dal documento sembra guardare alla sostenibilità digitale, nel senso che si discute in vari capitoli del report di trasformazione (da intendersi anche come digitale) e di tecnologie in grado di svolgere un ruolo importante a lungo termine per quanto riguarda “le decisioni di produzione e di investimento, nonché nelle politiche economiche e climatiche”. La tecnologia, dunque, sembrerebbe offrire prospettive nel breve e lungo periodo “sulle tendenze delle emissioni globali di gas a effetto serra”.
Mentre sui social nessun leader politico, ha parlato di questo report, senza commentare il fatto che si sia già oltrepassato il limite oltre il quale non è più possibile contenere a 1,5°C il riscaldamento globale; il rapporto “esamina le trasformazioni necessarie nella fornitura di energia elettrica, nell’industria, nei trasporti, negli edifici, nei sistemi alimentari e nel sistema finanziario”, perché – continua – “è importante riconoscere che affinché le trasformazioni abbiano successo devono essere giuste e socialmente equilibrate”, introducendo così il concetto di sostenibilità, intesa come sistemi che impattano l’uno con l’altro (economica, ambientale e sociale) e sottolineando che “non esiste un modello universale e le trasformazioni saranno probabilmente molto diverse tra i paesi sviluppati e quelli in via di sviluppo”, così come provare a comprendere la trasformazione significa anche capire che ogni paese ha priorità diverse rispetto alle tre dimensioni della sostenibilità e su quali obiettivi di Agenda 2030 le tecnologie possono impattare. Quando si parla di sostenibilità, infatti, si parla di qualcosa volto a soddisfare i bisogni dell’uomo. Lo sviluppo sostenibile, lungi dall’essere una definitiva condizione di armonia, è piuttosto un processo di cambiamento tale per cui lo sfruttamento delle risorse, la direzione degli investimenti, l’orientamento dello sviluppo tecnologico e i cambiamenti istituzionali siano resi coerenti con i bisogni futuri oltre che con quelli attuali. Tant’è che orientare lo sviluppo è un processo, e in quanto tale non può essere statico. E il report sembra andare proprio in questa direzione. Nel parlare di tecnologie, infatti, analizza il modo in cui ci troveremo nei prossimi anni, le conseguenze del cambiamento climatico e le scelte che verranno prese e sulle quali si svilupperà il mondo: scelte che devono reggersi necessariamente sullo schema interpretativo della sostenibilità.
“Alla luce dell’entità del divario di emissioni, è ora necessaria una trasformazione su larga scala, rapida e sistemica per raggiungere l’obiettivo di temperatura dell’accordo di Parigi […]. La sfida è che in questo decennio devono essere avviate più grandi trasformazioni, contemporaneamente in tutti i sistemi. Le trasformazioni del modo in cui alimentiamo le nostre case e le nostre imprese, trasportiamo persone, beni e servizi, coltiviamo e consumiamo cibo, costruiamo le nostre città e gestiamo le nostre terre, sono tra i cambiamenti richiesti, che devono avvenire migliorando contemporaneamente i mezzi di sussistenza dei più poveri, comprese le donne e le minoranze, e raggiungendo gli obiettivi di sviluppo sostenibile. Sono necessari cambiamenti dall’eliminazione graduale dei combustibili fossili, all’elettrificazione dei trasporti, all’arresto della deforestazione, al retrofit degli edifici (Intergovernmental Panel on Climate Change [IPCC] 2021)”.
Infatti, quando si parla di Agenda 2030, il primo obiettivo è quello di sconfiggere la povertà e alla base c’è il sistema economico, propedeutico a combattere la fame, in quanto in un mondo senza fame migliora la salute, che a sua volta migliora la società. Non ci si basa su un modello di sviluppo che è sempre uguale a sé stesso, ma bisogna guardare allo sviluppo della società come un modello complesso per cui ogni periodo ha bisogno di un suo periodo di crescita: come dice Stefano Epifani, presidente della Fondazione per la Sostenibilità Digitale, “il fatto che il modello capitalistico sia stato il modello degli ultimi 100 anni, non implica che anche adesso sia così. In un’ottica sistemica, quando parliamo di sostenibilità dobbiamo renderci conto di alcuni assunti cogenti: quando parliamo di sostenibilità dobbiamo parlare alla sua dimensione, non esiste sostenibilità se non si guarda al mondo nella sua interezza. Il mondo è piccolo e soprattutto fortemente collegato”.
Come si legge nel report, infatti, “ogni nazione varia nelle sue risorse, capacità e composizione delle emissioni e, di conseguenza, le priorità e le opportunità di mitigazione varieranno”. Così i paesi in via di sviluppo dovrebbero essere aiutati dai paesi più avanzati tecnologicamente, ad esempio per “avviare progressi tecnologici a zero emissioni di carbonio, strutture di mercato e la pianificazione per una giusta trasformazione”.
Salve mi chiamo Drei Stefano,
La Tecnologia non è tutto nella Vita Sappilo, La Frase “Ti Adatti al Cambiamento o Soccombi” è La Frase Stupida Degli Atei, è Falso Tutto Falso, Non pensate che sia Egoismo? Penso che siamo Incatenati da Una Mentalità Malsana, Non è Meglio Distinguersi che adattarsi? Se mi Adatto al Cambiamento perderei la mia Unicità, non credi? Distinguersi Per non Estinguersi, Allora Come mai il Vinile è in Aumento? Non doveva essere soppiantato dal Cd e Streaming? Eppure non si sono adattati, non hanno lasciato il Vinile per Adattarsi al Supporto Cd e Streaming, Adattarsi non serve, ognuno è libero, così è un Obbligo, Poi chi si adatta va meglio e chi non lo fa Fallisce o un Perdente? Non Pensi che sia Anche una Frase Di Superiorità? Sappi che Anche il Debole può battere il Più Forte, Soprattutto con L’Aiuto di Gesù Cristo e Maria, Con Loro Tutto Possiamo, Poi Se Arriva un Attacco Hacker o Una Tempesta Solare capace di Mandare in Black-Out Totale e Mondiale come ci adattaremo al Digitale? Ci Attacchiamo Al Tram? Quelli che non si Sono adattati anfdaranno meglio di Quelli che si sono Adattati, Poi Beato Carlo Acutis Ha Detto: “Tutti Nasciamo Originali, Ma Molti Muoiono Da Fotocopie!” Vedi? Se Ci Adattiamo saremo Solo Delle Volgari Fotocpie Senza Valore Come Voi! Non Pensi che Adattarsi Adattarsi è una cosa Inutile, meglio collaborare anche se non si Adattano al Mercato, possono andare avanti, senza Obbligarli a cambiare, poi questo “Adattarsi” è come una Guerra, Quelli che non si Adattano non vengono aiutati perchè dietro c’è sempre il Profitto, Ricordatevi, Gesù Dice: “I Primi saranno Gli Ultimi e Gli Ultimi saranno i Primi!” Se Arriva una Tempesta Solare diventeranno Ultimi e queli che “Disadattati” saranno Primi! Papa Francesco ha Detto: “Non Abbandonatevi all’Istinto di Sopravvivenza!” Adattarsi sempra che sia più importante di Gesù Cristo, Dobbiamo Abbandonarci a Gesù Cristo. Spero che Possa Riflettere su Questo Messaggio. Adattarsi crea solo Disuguaglianza e Povertà, Smettiamo di Adattarci, viviamo in Completa Libertà.