Sostenibilità Digitale chiama giornalisti

Oggi più che mai servono interpreti di fenomeni complessi come quelli legati alla trasformazione digitale. Oggi più che mai abbiamo bisogno di giornalisti che aiutino le persone non solo a comprendere il cambiamento, ma ad avere gli strumenti e la consapevolezza necessari per esserne protagonisti, e per effettuare scelte che vadano nella direzione di un futuro sostenibile”. Stefano Epifani ha sintetizzato così l’importanza del ruolo dell’informazione e dei suoi operatori oggi. Lo ha fatto in una Sala Stampa della Camera dei Deputati in overbooking, nel corso di un’iniziativa formativa sulla Sostenibilità Digitale, rivolta ai giornalisti e organizzata da Digital Transformation Institute in occasione del Safer Internet Day, alla quale hanno partecipato in qualità di relatori anche Alberto Marinelli, direttore del Dipartimento Coris dell’Università La Sapienza di Roma, e l’onorevole Antonio Palmieri, Capogruppo alla Camera della Commissione Cultura e Cofondatore dell’Intergruppo Innovazione.

Quale il legame tra sostenibilità e digitale?

Obiettivo del seminario quello di riflettere sulla possibile convergenza tra tecnologie digitali e sostenibilità economica, sociale e ambientale, definite dai 17 obiettivi di Agenda 2030, oltre che discutere delle nuove responsabilità dei giornalisti.

Partendo dal presupposto che le tecnologie hanno reintermediato il rapporto con il lettore, Epifani e Marinelli hanno delineato possibili scenari futuri, in cui il ruolo dell’informazione e di chi la fa sarà proprio quello di contribuire a fare cultura e definire un nuovo modello di società.

La cosa forse più complessa quando parliamo di Sostenibilità Digitale – ha spiegato Stefano Epifani, riferendosi anche al suo libro fresco di stampa “Perché la Sostenibilità non può fare a meno della trasformazione digitale”è che non stiamo parlando principalmente di tecnologia, ma di ambiente, economia e società. E di quelli che sono effetti ed impatti della tecnologia su questi sistemi. Ciò implica che, per costruire un approccio tecnologico alla sostenibilità, si debba partire da un approccio sociale, economico ed ambientale. In altri termini, se la tecnologia è uno strumento, sviluppare la sostenibilità digitale vuol dire due cose: in primo luogo prefigurarsi l’obiettivo che si vuole raggiungere utilizzandolo e, naturalmente, imparare a usarlo. La sostenibilità digitale è uno strumento che serve per costruire il futuro, ma il futuro dobbiamo immaginarlo, vederlo e volerlo. E solo allora potremo disegnarlo anche grazie alle tecnologie”.

E se è vero, come ha sottolineato Marinelli, che si avverte forte l’esigenza di tornare a parlare di futuro, nel corso del seminario è stato rimarcato il rischio di una mancanza di visione di futuro, che porti a usare le tecnologie digitali in maniera impropria, distorcendone la natura o lasciando che siano queste a rimodellare la struttura sociale ed economica, piuttosto che modellandole in base ad essa.

Le interazioni tra tecnologia, ambiente, economia e società – ha affermato Epifani – sono inevitabili, come inevitabile è un processo di contaminazione reciproca, ma perché tale contaminazione diventi arricchimento la chiave è nel dargli un senso. Se non diamo senso al nostro futuro, il risultato sarà un futuro tecnologicamente rideterminato che non necessariamente assumerà il senso che vorremmo, non certo a causa del digitale. In Sostenibilità Digitale ho provato a raccontare le caratteristiche della trasformazione digitale, descrivere il modo in cui essa può aiutarci a costruire una società migliore, ossia in linea con gli obiettivi di Agenda 2030, illustrare esperienze reali, indicare le principali domande alle quali dovremo rispondere nei prossimi anni come individui e come società. Il tutto raccontando storie di persone comuni, le nostre storie”.

Che ruolo ha il giornalista oggi?

Alla domanda, protagonista del dibattito, si è risposto con un’altra domanda, ovvero: qual è il modello di società che tutti intendiamo costruire? E soprattutto, nel momento in cui un giornalista svolge il suo lavoro, intende portare clic e quindi lettori al suo giornale o fare cultura? Vuole generare informazione, cosa che le intelligenze artificiali sono già addestrate a fare in modo più veloce degli umani, o contribuire nella costruzione di una coscienza collettiva e di quella consapevolezza necessaria per fare scelte orientate verso la sostenibilità?

Abbiamo bisogno di giornalisti – ha affermato Epifani – che siano tecnologi, non tecnici, ovvero persone in grado di comprendere le opportunità e i rischi delle tecnologie digitali, senza conoscerne in modo approfondito gli aspetti tecnici. Professionisti dotati di due caratteristiche fondamentali: la curiosità, necessaria a studiare e approfondire fenomeni nuovi, e l’umiltà, che ci consente di rimettere in discussione le nostre certezze per accogliere il cambiamento”.

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